I L'ASSOCIAZIONE DEI COMBATTENTI 307 liberale cavourriano, e pone in conflitto lo Stato, sintesi dei moderni valori spirituali, con la Chiesa, depositaria di ogni valore morale, guida di ogni attività pratica secondo il pensiero cattolico) trovò subito numerosi plausi e consensi, perchè intorno a questa concezione filosofica potevano trovarsi d'accordo sostenitori di indirizzi politici più disparati. Ma non appena, per opera del direttore e del suo più vicino collaboratore, Cino d'Oristano, (Francesco Fancello) fu ini- . ziato l'esame di particolari problemi, quali venivano impostati dal momento storico, molti di questi consensi si dileguarono, indicando una volta di più che non è ancora risoluto problema la precisazione dei rapporti fra politica e filosofia. La rivista si affermava settimana per settimana, liberista, avversaria della retorica dannunziana, propugnatrice di una riforma della pubblica amministrazione in senso autonomista, simpatizzante con Gaetano Salvemini, pur non condividendone tutti gli atteggiamenti, nella coraggiosa campagna intrapresa per la sollecita definizione delle questioni orientali. Se non i loro presupposti filosofici, certo le concrete necessità di lotta politica ogni giorno più prepotenti dovevano spingere questi giovani ex combattenti a rivolgere lo sguardo sul movimento dei combattenti, dal quale potevano uscire · le forze rinnovatrici della vita pubblica italiana. Fare strumento del proprio pensiero la enorme massa dei combattenti, ecco un sogno non privo di seduzione. E poichè la massa appariva ammalata di vuoto democratismo parolaio per opera di dirigenti incapaci, influenzati dallo spirito corrotto dell'ora, (purtroppo l'ora si è prolungata per molti anni) gonfi di piccole ambizioni personali, ormai dediti a Nitti, allontanare questi dirigenti. La cancellazione del postulato del libero scambio dal programma Zavattaro nuovamente rielaborato in un opuscoletto di propaganda, forse in seguito ad influenze d'organizzazioni industriali che avevano promesso di sovvenzionare l'associazione, forse anche per la completa ignoranza del problema da parte de compilatori, fu lo spunto della campagna che si protrasse violentissima sino al nuovo congresso, tenuto a Napoli nell'ottobre 1920. Gli obiettivi propostisi dal gruppo di Volontà erano i seguenti: 1 °) Allontanare i dirigenti dell'Associazione legati al Nittismo e sostituirli con elementi di più salda dirittura politica. 2°) Creazione di un movimento politico di combattenti, basandosi sui meridionali, gli unici capaci di svolgere un'azione autonoma dagli altri partiti. La questione morale era dunque legata ad una precisa visione politica. Grande vantaggio come sistemazione ideale, ma che doveva all'atto pratico trasformarsi in gravissimo danno. Contro il comitato centrale intanto si organizzava un'altra opposizione, quella dell'Alta Italia, che attraverso i suoi democratici, i suoi liberali, i suoi repubbli- . cani vecchio stile, i suoi fascisti, allora botoletti ringhiosi senza importanza, intendeva svolgere nell'Associazione un'azione politica, ma non di p~tito, piuttosto di blocco, raccogliendo attorno all'elmetto tutte le forze sanamente democratiche, interventiste ecc. Blocco e massoneria sono equivalenti, e la manovra era anche questa volta diretta da Palazzo Giustiniani, che moveva guerra ai fortunati concorrenti di Piazza del Gesù, allora padroni dell'Associazione. I rappresentanti delle regioni nordiche si misero a strillare come aquile spennate vive non appena appresero che a Palazzo Venezia si gettavano le basi d'un partito di combattenti. Biblioteca Gino Bianco
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