298 LA CRITICA POLITICA .autonoma fondata su una politica di pace, di lavoro e di risparmio. Questa premessa del Gobetti si avvicina alle nostre premesse federaliste, ma non ci se1nbra formulata molto chiaramente. È evidente che un gruppo politico non può far sorgere una economia di un tipo anzichè di un altro : i gruppi politici si muovono nella realtà quale è, e vanno alla ricerca delle forze esistenti pe·r potenziarle nei limiti a loro consentiti; non possono creare nulla. Si tratta quindi di vedere se oggi esistano industriali non beneficiati dal protezionismo e ·dal paternalismo, se esista un proletariato capace di un'azione intransigente, se esistano nel Sud condizioni tali da permettere l'affermarsi di un movimento inteso a imporre una politica di pace, di lavoro, di risparmio. Il problema è posto cosl in una forma più concreta, ed è possibile una soluzione. Secondo noi nessun assegnamento si può fare sulla grande industria: essa è legata intimamente alle Banche, alla plutocrazia, al paternalismo statale, al protezionismo doganale : bisogna mirare alla piccola industria, e chiarire ai suoi capi che il loro interesse li spinge a porsi contro la plutocrazia dissanguatrice e contro ·l'accentramento statale. Quanto al proletariato bisogna intendersi : fra i proletarii dei grandi centri urbani vi è una élite veramente superiore, che ha una cultura tecnica e professionale, che ha l'amore del lavoro e conosce la gioia di produrre; ma vi è una massa di lavoratori non qualificati, di manovali, di portapesi che purtroppo è la vittima maggiore dell'attuale ordinamento sociale, ma se pure ha la forza bruta per rovesciarlo non ha capacità ricostruttive. La élite ci dette il mito del sindacalismo soreliano, e quando questo fallì quello dei torinesi consigli di fabbrica: ma la massa dei bracçianti rovinò l'uno e l'altro con la sua ignoranza, terreno fertile per i demagoghi di ogni specie; bisogna quindi andar molto cauti i~ fatto di proletariato, rivolgendosi ai lavoratori qualificati capaci di sottrarsi al miraggio riformista della legislazione sociale e alla lusinga di un Bengodi comunista, attuato con la miracolosa presa di possesso dello Stato e della fabbrica con un colpo di mano, e di compiere ogni austero sforzo per .sottrarsi ali' influsso nefasto dei lavoratori non qualificati. È dovere umano porsi a contatto di questa folla, svolgere una faticosa opera di elevamento economico e morale in mezzo ad essa, ma è altrettanto doveroso non subirne la suggestione. Nel N·ord stesso non vi sono solo industriali e proletarii : vi sono folle di artieri, di agricoltori, e da ,essi non si può prescindere neppure per un momento : è indispensabile per un gruppo di studiosi che voglia esercitare un' influenza politica rendersi conto delle loro aspirazioni e dei loro bisogni, ·,intenderne la mentalità e conoscerne i sentimenti. Il problema meridionale è veramente un problema agricolo, e per avere consensi effettivi e spontanei bisogna volere una politica di pace, di lavoro e di risparmio ; ma una politica in questo senso non può essere che / ederalista : solo rompendo il cerchio dello Stato accentratore e fiscale è possjbile svolI Biblioteca Gi.no Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==