SUL PROBLEMA DEL MEZZOGIORNO 249 in pieno ; ma poi prevalse la più comoda pratica di una astratta uniformità legislativa e di un effettivo abbandono delle provincie meridionali al corso delle cose, contentando i loro rappresentanti alla spicciolata o nei loro piccoli traffici elettorali. Più tardi il problema s'impose da sè stesso, per necessità di cose, giacchè apparve chiaro a tutt'i il profondo divario tra il Nord e il Sud ; esso fu studiato coscienziosamente dal Franchetti, del Sonnino e speciahnente da Giustino Fortunato fino a che lo stesso Governo dovette se non· risolverio, porselo e cercare di a~frontarlo. Non prima, però, del 1901, come ricorda il Fortunato nel suo mirabile scritto su < la questione meridionale e la riforma tributaria> si levò del banco del governo un ministro, il Luzzatti, a riconoscere la dolorosa inferiorità economica del Mezzogiorno proclamando : < quale sarà l'avvenire del Mezzogiorno, tale sarà quello del nuovo Regno, poichè se non si rialzano le sue sorti, esso impoverirà anche le altre parti d'Italia>. Nel novembre successivo il Sonnino pronunziò a Napoli un memorabile discorso sull'argomento e poco dopo lo Zanardelli, alla Camera, poneva il problema dell' < antinomia fra unità politica e giustizia tributaria > ; e Giolitti presentando alla Camera il 1 dicembre 1903 il nuovo Ministero diceva che il problema di rialzare le condizioni economiche del Mezzogiorno era < non soltanto una necessità pubblica ma un dovere nazionale >. Seguirono i provvedimenti per Napoli e per la Basilicata e poi l'inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini delle province meridionali e della Sicilia, ma purtroppo il problema 1neridionale attende ancora la sua soluzione. Però, come si vede, esso fu impostato quasi esclusivamente come problema economico, ed anche i maggiori studiosi di esso lo considerarono sotto tale aspetto riuscendo al risultato non certo scarsamente apprezzabile di sfatare la leggenda della inesauribile ricchezza e feracità della terra meridionale, dimostrandone invece la naturale povertà, determinata ed accresciuta dal clima sfavorevole, dalla 1nalaria etc. Ma, giusta quanto ha osservato Benedetto Croce nello studio che abbiamo innanzi menzionato, allo stesso modo come la storia è problema spirituale e sarebbe grave errore spiegare, ad es : quella del Regno di Napoli con cause puramente economiche o etniche, cosl anche il problema pratico e politico è problema spirituale e morale ; e in questo campo va posto e trattato e via via, se si può e nel 1nodo che si può, risoluto. Se a diversa soluzione si ·era giunti, vale a dire di ridurre il problema ad uno meramente economico, P errore fu dovuto, egli osserva, al fatto che la scoperta dello scarso rendimento della terra meridionale avvenne al tempo dell'imperante naturalismo e positivismo, alla quale inferiore concezione non poterono sottrarsi gl' indagatori ed osservatori del_problema meridionale, per quanto essi fossero economisti, agronomi, uomini politici e si professassero non filosofi ; come se fossero vissuti nel settecento avrebbero attribuito, secondo la filosofia dominante iblioteca Gino Bianco
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