276 LA CRITICA POLITICA tentò di reagire, l'opinione generale : " il Governo è complice I" L'atmosfera del delitto. Quale fosse l'atmosfera in cui il delitto è stato possibile lo ha detto· l'organo più prudente della stampa italiana, l'Osservatore Romano del 17: "Il delitto di Argenta, le invasioni e le distruzioni delle dimore di aversari politici, anche dei più cospicui, l'aggres~ione d.ell'on. Amendola, di Cesare Forni, le distruzioni dei giornali, le spedizioni della Brianza, passarono, come tant'altre gesta delittuose, forse ignorate ai più, senza che la giustizia ne avesse raggiunto gli autori. Il che, oltre alla fraseologia politica, tramutantesi nell'animo dei più violenti, in persuasione ed in eccitamento ad operare, pareva documentare nel modo più pratico e più suggestivo che simili delitti politici non potévano confondersi con i volgari delitti comuni; e sopratutto partecipare della loro sorte; che su quella via non era il carcere, ma la considerazione, la protezione, la fiducia. Leggiamo le biografie dei primi arrestati e degli indiziati nell'odierno delitto : essi non sono alle prime armi; tutti sono recidivi; alcuni implicati nei più clamorosi episodi di violenza individuale ; taluno capitanò le ·barbariche spedizioni della Brianza; in altri la giustizia non aveva potuto punire delitti comuni. Eppure ciò che oggi si sa e si dice, si sapeva e non si diceva ieri, quando si parlava dei " soliti ignoti". Eppure tutti godevano di libertà, di aderenze, di impieghi: avevano quindi ragioni, per sè indiscutibili, di ritenersi non solo impuniti, ma meritevoli di considerazione, non solo perdonati, ma giustificati. E procedettero per la loro via ; e forse i più meravigliati per l'improvviso trattaBiblioteca Gino Bianco mento avuto stavolta, sono essi appunto che troveranno ingiusto il carcere e frutto di umana ingratitudine". In questa atmosfera di violenza e di sicurezza dell'impunità si potevano vedere certi giornali minacciare e ecci.tare al delitto, senza ritegno. E alcuni giorni dopo il fattaccio senza esempio un giornale, l'Impero del 15 giugno, mentre si occupava della scomparsa dell'on. Matteotti con queste parole "l'on. Matteotti si nasconde "' recava questo titolone di prima . pagina: " Il bestiale insulto fatto da E. Chiesa - congestionato cialtrone - ·al Governo, è degno delle più gravi san- . . . z1on1 ". Poi in un trafiletto a firma C si diceva. " Il gesto e la parola di questo clown da circo di terz'ordine, si commentano da sè. Il suo bes'tiale insulto al Governo, rimasticato a metà, è meritevole delle più dure sanzioni. Ce ne ricorderemo e ne riparleremo". Gli avvertimenti. Il delitto è stato preceduto da una serie di "avvertimenti " dei quali merita il conto riprodurre alcuno dei più significativi. La Grande Italia di Milano, organo degli arditi fascisti dei quali era capo uno degli assassini, l'Albino Volpi, pubblicav_a nel n. 1O, anno I, in data 8 giugno il seguente trafiletto che conclude con una specificazione a delinquere stranamente coincidente con la esecuzione dell'as- . . sass1n10: MATTEOTTI. " Resta l' ignominia di Matteotti, come un segno che non si cancella della profonda perversità del costume politico, ma non rimane nessuna
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