La Critica Politica - anno IV - n. 6 - 25 giugno 1924

272 LA CRITICA POLITICA * * * Non amianto fare profezie sull'avvenire più prossimo. La crisi è aperta. L'on. Mussolini non vorrà essere sacrificato e di/ enderà, colle unghie e coi denti, il possesso dello Stato. Gli sforzi del fascismo sono ora tutti diretti a separare il capo dalle sue responsabilità politiche e a salvarsi con esso. Le forze conservatrici non tacciono il loro grande disagio. Sono spaventate dalla possibilità dei rivolgimenti politici che possono prodursi. Si chiede un blocco dei partiti nazionali e un Ministéro di coalizione conservatrice. L' on. Federzoni dovrebbe essere la leva di una nuova situazione nel determinare la quale i nazionalisti stanno per prendere la stessa posizione tenuta durante la < marcia su Roma >. Quanto alle opposizioni parlamentari - oggi straordinariamente valorizzate dinanzi al Paese - l'errore maggiore chepotrebberq commettere sarebbe quello di partecipare come che sia ai lavori della Camera. Il quadro della situazione non può essere meglio fatto che attraverso la illustrazione e il commento della stampa quotidiana. Raccogliamo quanto ci sembra più significativo. La documentazione è interessante per gli sviluppi di domani e risponde ai criteri che ci siamo imposti e a quanto sempre abbiamo fatto in altri momenti importanti. I L'ambiente del delitto. È stato assai bene illuminato dalla Voce Repubblicana (17 giugno): " Sbaglierebbe di molto chi pensasse che il crimine di cui è stato vittima il deputato unitario di Roma sia _dovut? ad un caso, ad uno sporadico e isolato prorompere di i~tinti Biblioteca Gi~o Bianco delittuosi. No: tutto l'ambiente e lo spirito della nuova Italia si presenta~o favorevoli allo sbocciare di questi mostruosi fiori della bestialità e dell'incoscienza umana. Tutto: il linguaggio della stampa nazionale l'abitudine dello-scherno sguaiato e delJa minaccia, il disconoscimento negli avversari, definiti antinazionali e traditori della patria, di un minimo elemento comune di umanità, l' identificazione dello Stato col partito, l'esaltazione della violenz·a, la affermazione del diritto dei pochi e qei più forti. Pensate un momento alle prime dichiarazioni attribuite al prin- . cipale indiziato del crimine: io /io agito sempre per fine nazionale. Che queste parole siano state dette o non siano state dette importa poco: esse saranno dette - non ne dubitate - perchè rispondono all' intimo spirit~ di tutti i violenti grandi o modesti . ' ' noti od ignoti dell'ora ~he passa. Quando il fine della propria azione è intuito misticamente supremo e legittimo fine, in dispregio alla diversa coscienza e all'opposto parere degli altri uomini, pochi o molti che siano, ed è concepito come meta da raggiungersi al disopra e al di fuori di ogni legge morale, è aperto il varco a tutte le furie e a tutte le manie distruggitrici della coscienza e della convivenza sociale. Nel pervertimento spirituale che ne deriva il senso del limite è perduto e la delinquenza vi balza e infuria a suo piacere, come una belva scatenata. Non si può dire : arriva sin qui e non oltre; vi sarà sempre urì bruto o un fanatico che nel fondo oscuro della propria coscienza si sentirà autorizzato a varcare quel limite, per miraggio di un più rapido conseguimento del fine supremo o per il soddisfacimento di men nobili passioni ,,.

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