La Critica Politica - anno IV - n. 6 - 25 giugno 1924

' NOTE E COMMENTI IL DELITTO L' insurrezione morale della nazione per il delitto nel quale venne sacrificata barbaramente la vita del deputato Matteotti ha investito in pieno il fascismo. In pieno : e cioè nei suoi uomini, nei suoi metodi. Il delitto è suo. È suo in quanto è figlio · legittimo del sistema per cui il faséismo è arrivato al potere e lo tiene. Matteotti dinanzi alla coscienza popolare non è solo un corpo che ha subito tutti gli strazi di cui la ferocia umana poteva essere capace; ma è anche una luce di rivelazione e di speranza sul torbido cielo delta Patria. Gl' italiani si sono riconosciuti nell'orrore e nella riprovazione. Essi chiedono giustizia. Ma non la chiedono al Governo. Chiedono invece che il Governo sia giudicato. La coscienza popolare è entrata da oggi giudice e parte negli avvenimenti. /\'on basta chè gli autori del fatto atroce siano tutti puniti, in alto come in basso. Occorre che il male sia estirpato dalla radice, inesorabilmente, per l'onore e per la vita stessa drellaNazione. Una giustizia a 'metà non può essere possibile e non sarebbe tollerata. Tutta una situazione si è cioè capovolta quando meno poteva aspettarsi, nel modo più infelice, in un momento: E da quel momento il fascismo ha perduto ogni titolo a governare l' Italia. * * * Chi accusa il fascismo f Tutto e tutti. Si è anzi accusato da sè. E continua ad accusarsi ogni giorno. iblioteca. Gino Bianco È ad una autodemolizione che assistiamo. Le responsabilità materiali degli autori dell'assassinio passano quasi in seconda linea di fronte alle responsabilità morali che giorno per giorno salgono e si allargano. La dittatura non si salva. E se anche il delitto non fosse nel suo stile, non si salverebbe lo stesso. Un Dittatore che ha bisogno di trovare delle giusti/ icazioni, di dividere le responsabilità dai suoi collaboratori di fiducia non è più un dittatore. Chi già ieri aveva gridato ben forte, allorchè qualcuno mormorò, di voler coprire questi della propria responsabilità e colla propria solidarietà non può ora invocare per se la scusa d'essere stato tradito. E ad ogni modo un dittatore ha l' obbligo di non /arsi tradire. Se no è lui che paga, che deve pagare. La dittatura è dittatura per questo : che un uomo risponde _di tutto e per tutti. Quando volesse sfuggire a tale dovere gli succederà proprio quello che succede oggi a Mussolini sotto la pressione di una /orza maggiore, quella dell'opinione pubblica : di essere ob- ·bligato a tagliare sulle proprie carni ed essere, in certo modo, il giustiziere di se stesso. Tutto è crollato, oraniai. È finito il mito Mussolini. E nulla resta più a giustificare questo regime. Non una maggiore dignità, non una maggiore austerità di costumi, non un opera di seria restaurazione. Lo scandalo dilaga per ogni verso, illumina tutti gli aspetti della nostra vita pubblica. . . \ '

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