La Critica Politica - anno IV - n. 6 - 25 giugno 1924

LE LOTTE DEL LAVORO 269 sto punto, quando scrive: < instaurino pure, se ci riescono, operai ed im- < prenditori il monopolio del lavoro o dell'impresa; ciò che unicamente < si nega è che lo Stato sanzion_i legalmente il monopolio 'medesimo;_ Giacchè non giova impedire che la concorrenza si affermi : occorre anzi che la concorrenza possa, in qualunque momento, liberamente esplicarsi. < Perchè l'equilibrio duri è necessario che esso sia minacciato ad ogni < istante di non durare>. L'Einaudi, il quale si manifesta, del pari, recisarnente contrario alla tendenza, qualche anno fa assai diffusa, di creare un Parlamento con rappresentanze di categorie e d' interessi, avvertendo che si tratta d'un regresso < verso forme 1nedioevali, da cui, mercè perfezionamenti sue- < cessivi, si svolsero i Parlamenti moderni>, è sempre nemico più che avversario d'ogni restrizione, dei vincoli, dei protezionismi, dei privilegi, sollec_itati, di volta in volta, da industriali o da operai. Per lo stesso motivo, nella prefazione a questi suoi scritti del passato, egli esprime recisa avversione ai metodi in auge presso i dirigenti le Corporazioni fasciste. < Oggi - egli osserva - gli ideali burocratici sono ridivenuti di moda. « Sott' altro nome, l'aspirazione dei dirigenti le corporazioni fasciste, di < trovare un 1netodo, un principio, per far marciare d'accordo impren- < ditori ed operai, è ancora l'antico ideale collettivistico >. E l'Einaudi che è un liberale, sullo stile dei liberali anglo-sassoni, non certo sul metro dei degeneri pseudo-liberali italiani, rifiuta di dar diritto di citta .. dinanza a qualunque ideale burocratico-collettivistico : e questa sua dottrina inflessibile ed uniforme, che costituisce lo stile, il nobile stile, del1' uomo, del politico, dell'economista, può dirsi costituisca altresì il difetto, sia pur contingente, della sua immutabile dialettica, la quale, talvolta, par destinata ad influire su di una società di homines {l!Conomici puri, anzichè su di una società complessa com'è una società u1nana, varia, irriflessiva, piena di squilibri, di miserie, di vizi, di· pietose incapacità e di strapotenti egoismi plutocratici. L'Einaudi ama fervida1nente, si sente attraverso le sue pagine, il suo lavoro e la sua scienza. < Tolgasi la gioia del lavoro ed il lavoro diventa < insipido, quasi repulsivo >. Epperò egli è d'accordo con l'economista inglese Smart, che lasciò scritto nel suo testamento spirituale (ripubblicato anche in una versione italiana, dell'editore Laterza di Bari), essere il più urgente proble1na sociale, anzichè quello di accrescere la ricchezza dell'uomo, quello, soprattutto, di fargli sentire per quale motivo egli lavori e produca. < La vera realtà non è il reddito e neppure l' uso che < ne faccia1no: è la vita che noi conducia1no nel produrre il reddito >. Problema questo di enorme portata morale e sociale ai nostri tempi, in cui il lavoro uniforme frazionato meccanico, eseguito nei vasti stabilimenti industriali dall'operaio, spegne in esso la gioia della creazione quotidiana, l'orgoglio della sua propria fatica. Ma, veramente, quando mai l'operaio - rinchiuso in un grande alveare fumigante e polveroso Biblioteca Gino Bianco

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