La Critica Politica - anno IV - n. 6 - 25 giugno 1924

268 LA CRITICA POLITICA questo suo volume di scritti riesumati, l'economista piemontese riconosce che era animato da una schietta tendenza liberale : ciò che non esclude gli errori tattici e fonnali dei sindacalisti, gran parte dei quali passarono, poco più tardi, armi e bagaglio, ~alla parte opposta, con la reazione padronale contro il proletariato. Ma oggi, dopo la raffica tempestosa che abbattè - e sia pure te1nporanea1nente - i fortilizii dell'organizzazione operaia autonoma, è possibile riconoscere quanto sarebbe riuscito utile alla forza di resistenza delle masse organizzate e alla continuità degli ordinamenti democratici, che tra le classi industriali e tra i rappresentanti dell'autorità statale si fosse sentito il dovere di difendere, con maggiore fermezza e virilità, tanto i diritti e le posizioni del capitale, quanto l'autono1nia e la forza della civile potestà. Le conquiste operaie sarebbero riuscite più lente e difficili, ma certamente più durature. La visione che l'Einaudi ha della lotta fra le classi sociali ha qualcosa di maestoso e d'ispirato : egli apprezza i caratteri forti, le convinzioni pugnaci, i creatori ed i liberi. ('. In fondo tutti costoro (gli organizzatori d'industriali e d'operai) si rassomigliano: cambia la causa che si è disposata, mutano le forze sociali che si vogliono dirigere, ìna la sostanza è la 1nedesima. Rigola e Quaglino e Reina per la Confederazione del lavoro e le leghe operaie; Capronne per le Confederazioni dell'Industria e le Leghe d'imprenditori; Cavazza, Carrara e Sturani per la Confederazione nazionale agraria e le diverse « Agrarie ,,, parlano /zitti lo steS$Olinguaggio maschio e aggressivo. Sono uomini che si mostrano i pugni, ma sono uomini e non marionette politicanti. In fondo sentono di I essere fratelli spirituali tra di loro, cooperano alla formazione di una nuova giovane e ardita classe d' imprenditori, di agricoltori, di operai, che non spereranno più tutto dallo Stato, ma avranno molta fiducia in sè stessi, nella forza della propria educazione tecnica e morale, nella virtù della propria organizzazione. Credono, costoro, di essere nemici, solo perchè lottano tra di loro: questi nemici sono invece fecondissimi collaboratori nella conquista di civiltà sempre più alte. Nessuna colla- , borazione mai fu destinata ad essere feconda di tanto bene quanto quella risultante dalla competizione delle classi imprenditrici. e lavoratrici : purchè sappiano vedere che il loro maggior nemico non è nella classe contro cui combattono, ma nelle oscure forze della reazione burocratica. Combattano pure tra di loro gli uomini attivi; ma per vincere l'avversario non si diano, piedi e mani legati, in ,braccio agli uomini ignavi che vorrebbero instaurare, in terra la morta pace delle leggi e dei regolamenti> scriveva l'Einaudi nel 1911. Egli perciò oppugna l'esclusione della rappresentanza dei sindacati cattolici o repubblicani dal Consiglio superiore del Lavoro, perchè l'Einaudi è contrario ali' unità sindacale coattiva, al 1nonopolio della rappresentanza operaia detenuto dalle < leghe > a tinta socialista, cioè < alla tirannia di alcune oligarchiche bande di de- < voti al principio dell'unità ~h1dacale >. L'Einaudi è ben esplicito in queBiblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==