La Critica Politica - anno IV - n. 6 - 25 giugno 1924

• 264 LA CRITICA POLITICA presso ogni regione, e ciò faciliterebbe l'opera di coordinamento tra gli organi regionali e quello centrale. Gli agricoltori debbono abituarsi a fare da se, a contare sulle · proprie forze; essi soli possono e debbono e·ssere gli artefici migliori, più competenti, più capaci dell'avvenire agricolo della Nazione : questo il concetto che guidava il prof. Ghino Valenti nelle sue proposte di decentramento nell'amministrazione dell'agricoltura. E senza volerlo egli posava cosl le basi di una nuova legge destinata a guidare quella trasformazione ben più profonda dell'ordinamento statale che tutti sentiamo necessaria e alla quale si dovrà pure, presto o tardi, arrivare. L. SPERANZA La presenza Non bisogna far troppo conto dei particolari che non sono essenziali negli avvenimenti, ma non bisogna neanche farne troppo poco. Essenzialmente, una tragedia come questa che tiene in travaglio il pvpolo italiano doveva accadere. Era in cammino. Apparteneva alla dura logica delle cose. In un modo o nell'altro doveva accadere. Tutti gli episodi passati, e specialmente lo stato d'animo che s'era formato attraverso gli episodi passati e che costituiva una corrente precisa, col suo colore e con la sua temperatura, inevitabilmente dovevano rovesciarsi in un avvenimento che, quindi, sarebbe divenuto enorme. Quando si dice: - Non bisogna "gonfiare" un fatto, per grave che sia - si dimentica che non si può rivolgere un ammonimento a una causa intima, che operava già quando non se ne prevedeva l'effetto trabocchevole. Ma ecco un particolare non essenziale che acquista una singolare importanza. Dopo una settimana, il cadavere dell'on. Matteotti non s'è ancora trovato. Oli assassini potevano aggredirlo e finirlo in quella via solitaria di Roma dove l'avevano aspettato, e poi dileguarsi. Probabilmente se la sarebbero cavata più a buon mercato. Ma c'è una deliquenza romanzesca. Il rapimento, la corsa attraverso l'agro romano, l'ammazzamento tra le macchie o dentro l'automobile con le tendine abbassate - le quali in tempi più leggiadri coprivano men truci misteri - dovevano essere lo stile, anzi " grande stile " come si sente dire non di rado nei n(lstri giorni eleganti. Oli assassini, dunque, hanno nascosto il cadavere. E non hanno pensato che, così, lo avrebbero esposto per lunghi giorni, per troppo lunghi giorni, al popolo. Riflettete un po' a ciò che sta accadendo: è come se questo cadavere, terribilmente insepolto, fosse in una misteriosa piazza in presenza di tutta la nazione. L'ombra lo avvolge, ma il cadavere è là - sentito, quasi, ·materialmente, come se gli occhi ne intravvedessero la forma macabra. Non si sa dove, ed è là. E così,, sembra che si aspetti qualche cosa per seppellirlo. Sembra che non possa essere sepolto senza un rito che la giustizia debba compiere. Con atti di rigore - atti risoluti e di largo e sicuro risultato - si deve foggiare la vera lucente pietra tombale della vittima. Si aspetta di mettere nel corteo tutti i colpevoli, quelli di cui si conosce il viso e quelli che portano ancora la maschera. E che tra avversarii degni, in un'aura meno tetra di quella che reca le emanazioni dei contrasti quotidiani, si debba concorrere ad aggrappare questo corteo espiatorio. Il morto non ha la sua pace e il popolo aspetta la sua. Non v'è dunque, in questa circostanza occasionale uno strano e potente simbolo? E sembra che la domanda risuoni in una straordinaria ampiezza : - Quanto bisogna aspettare per seppellire questo cadavere?> (Dal < Corriere della Sera >). Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==