La Critica Politica - anno IV - n. 6 - 25 giugno 1924

242 LA CRITICA POLITICA La proposta della Costituente fu fatta già nel '19. La facemmo noi repubblicani come un tentativo per rimettere in discussione il problema dello Stato. La fece, con diverso spirito, la Confederazione del lavoro. Ma che cosa ne sarebbe venuto fuori, allora? Se ne fosse venuta fuori la < Dittatura del Proletariato >, come la predicavano i comunisti, sul tipo russo, l'avremmo accettata? E saremmo stati in dovere di accettarla ? Il diritto della maggioranza deve cioè considerarsi assoluto e legittimo fino a sopprimere l'autonomia della minoranza? E la minoranza è in obbligo di subire la oppressione e la spogliazione senza insorgere, senza ribellarsi? Ed ecco come non possa parlarsi di Costituente senza un presupposto comune di libertà. Tale presupposto nel '19 mancava, e adesso non può dirsi che esista in modo sufficientemente evidente. Cosa si contesta sopratutto al fascismo? Di essere la maggioranza effettiva: il suo diritto al .potere cioè piuttosto che l'uso che ne fa. E non c'è da sorprendersene. La mentalità politica comune è maggioritaria poichè maggioritaria è stata 'per lunghi anni la pratica politica, tanto che avendo adottato un sistema di proporzionalità nelle elezioni se ne ·pretesero soluzioni maggioritarie e si attribuì a difetto del sistema quello che era appunto il suo pregio. Alla inconciliabilità dei contra_ri pochi avevano badato e badano tuttora. E si continua a veder gente baloccarsi a combinare esigenze di libertà con strutture autoritarie, la democrazia coll'antidemocrazia, i\ nuovo coll'antico. Quas_iche una situazione complicata potesse risolversi con una complicazione maggiore 1 . 3. Poche idee, ma chiare, precise ; alla portata di tutti, semplici le soluzioni. La tendenza è a rendersi oscuri, inintelligibili. Si parla, e sopratutto si scrive, colla preoccupazione di essere difficili, di dire cose originali, di fare sfoggio di cultura e d'intelligenza e si affastellano parole su parole, citazioni su citazioni, dalla lettura delle quali si esce solo con un senso di oppressione e di sbalordimento. Imperversano - da che il fascismo ha il suo filosofo - i filosofanti e i filosofastri che s' incaricano di mutarvi il senso di tutte le parole e di dimostrarvi che il pane non è pane, il vino non è vino e la libertà non è libertà. Naturalmente tanto meno costoro capiscono quello che dicono, tanto maggiormente pretendono di farvi capire. Anche questa non è - purtroppo 1 - una malattia propria del fascismo. È una tradizione che continua e si perfeziona. Quante volte non v' è accaduto di trovare della gente piena di ammirazione per un oratore appunto perchè del discorso di questi. ... non ha capito niente ? Altrettanto dicasi dei programmi dei partiti : tanto più complicati, tanto più vicini alla perfezione. Raccogliere e af- , fastellare : ecco la comune fatica come se tra qualità e quantità esi- , stesse un diretto rapporto. Non c'è postulato che non sia stato raccolto, inquadrato nelle linee di ogni programma, massimo e minimo, per doBiblioteca Gino Bianco •

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