La Critica Politica - anno IV - n. 6 - 25 giugno 1924

256 LA CRITICA POLITICA della personalità, o sia la spirituaìità dell'uomo. Ogni individuo dev'esser uomo libero e ~esponsabile d'ogni suo atto, deve avere coscienza dell' immenso valore di quello spirito che serra in petto, deve sentirsi non una macchina, ma un libero operatore, non una marionetta, mossa da mani che sono state _unte· da una potenza invisibile, ma un cooperatore nella vita dell' umanità. Ogni, uomo deve sentirsi cittadino della Patria; educato alla libertà, deve conoscere il proprio dovere. e sentirsi libero d'adempiere a questo co1nandamento, non costretto a piegarsi .come bruto a una volontà esteriore. Il dovere è solo nella libertà ; nella libertà che è tale non si risolve nel vuoto d' una parola, o di una inerte solo se si realizza ad ogni istante,· in ogni atto di vita. * * * . veramente se categoria, ma Quando il cittadino è esonerato dal peso d'una compartecipazione attiva e responsabile al governo della cosa pubblica, si affievolisce in lui e si spegne ogni sentirnento del dovere. La sua attività tutta si volge alla cura del proprio guscio, in cui si rinchiude e si rannicchia il suo pi.ccolo io a sviluppare un tristo egoismo. Rovjna lo Stato e si scompagina la Nazione. Ogni sentimento di fratellanza e d'amore alla comunità e alla Patria si smorza, e la società si dissolve in uno sfasciamento mortale. Il dispotismo genera l'indifferenza e conduce a l'anarchia del domani. Muore il sentimento del civico dovere, e con esso ogni dovere : la vita è una, la coscienza una, il dovere uno. Ma non muore Io spirito; è soffocata la libertà -eh' è l'anima del dovere, è repressa, fin che impetuosa frange ogni laccio e travolge, colla violenza del ciclone, ogni impedimento. Il dispotismo che incatena un popolo libero, genera ribellione. Al dispotismo tende ogni teorica e ogni forma di governo che non imponga al cittadino il dovere di partecipare al reggimento della Nazio-· ne; che non riconosca al cittadino i diritti sacri della sua personalità e si permétta arbitrio non giustificato da alcuna legge. La nostra democrazia è quella eternamente giovine, è un ideale imperituro, e però non ci appelliamo noi a una teoria del contratto, ma chi~diamo ai despoti d'ogni paese, a chi si crede in diritto di governare rigettando la cooperazione dei cittadini e parla solo di sommissione ai suoi comandi, chiediamo, chi vi ha investiti di tanto potere che vi permette di conculcare lo. spirito? Questo spirito, animatore della nostra vita, lo credete solo chiuso in voi, per disconoscere una volontà libera e responsabile negli altri citt~dini ? Non ingannate parlando della giusta differenza dei valori -nella vita sociale; anche noi la riconosciamo, ed è nel nostro ideale d' uguaglianza, che cancella Jutti i privilegi ;- ideale e non fantasima o larva di pensiero, Biblioteca Gino Bianco

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