La Critica Politica - anno IV - n. 6 - 25 giugno 1924

254 LA CRITICA POLITICA La libertà, che vuol dire umanità, personalità, non si rigetta dalla vita politica senza rinnegare tutta la vita morale. Non v' è una gradualità e non vi sono scale quantitative, in cui si possa restringere e misurare la libertà. Nella 1ninima manifestazione di vita, l' uomo è tale solo in quanto è libero. Senza libertà v' è ancora vegetazione e meccanismo, non più vita. * * * L' ideale democratico non è superato e non è morto. Perchè la democrazia non s' è immobilizzata in nessun ristretto corso di anni, ·in nessun partito, e però non può essere perita. La vita politica è, come ogni altro lato della vita, - insegna la moderna filosofia - un eterno problema, che ponendosi si risolve, e risolvendosi si ripone, eternamente, e però non v' è di essa, fuor dei valori morali, soluzione assoluta ; ma la democrazia non è una contingente forma di governo, essa è nell'animo nostro e nella nostra ~oscienza morale e non s' uccide. È la soluzione eh~ eternamente s' itnpone nel nostro spirito ai problemi della vita sociale, senza pretendere di essere mai del pensiero la conchiusione, la definizione esatta della vita, senza voler essere mai la escogitazione del sistema perfetto per la società degli uomini; ma è, perchè è la soluzione dell'animo nostro, della nostra coscienza, idea morale, e dell'idea morale ha la perfezione e l' imtnediatezza, garanti d'eternità a ogni valore dello spirito. Noi non abbiamo una teorica della morale e una teorica della politica; la nostra vita, come l'anirna nostra, è una, e la pratica di democrazia, prima d'essere in noi soluzione politica, è soluzione morale. Non si stronca quella con una vana dialettica, senza stroncare tutta la vita nostra. Si struggono, al raggio della vita, le teorie e la pratica del comunismo materialista, perchè significano idealità fer1nata e agghiacciata con vano artificio in schemi poveri. Ma l' idealità democratica rion si schianta, perchè è vissuta nell'animo degli uomini e vive di fede, di fede e di amore, di entusi~smo, di passione e di sacrificio, perchè è il grido del nostro cuore, la voce della nostra coscienza, che non ci è dato soffocare. Vive e vivrà di vita eterna, perennemente rinnovantesi, eternamente giovine. Quando i reggitori s'allontanano dallo spirito e dalla pratica di democrazia, si finisce, dalla dittatura, nel governo oligarchico o nella tirannide. Facile è giustificare il primo passo dietro pretese necessità della vicenda politica, necessità che ben raramente si presentano nella vita d'un paese, ma assai più fac~l~ è scivolare giù giù per la china, giungere alla sanguinosa oppressione e al violentamento degli spiriti, all'ottenebramento che inservilisce le cos·cienze. Può venire l'ora del ditta!ore negli estremi pericoli, chiamato per spontaneità di popolo, e brevissima trascorre, ma non può sorgere mai lecita quella della tirannide. Quegli si Biblioteca Gino Bianco

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