I RURALI E IL FASCISMO 201 I dalle cariche rimunerate che egli ricopriva percependo, secondo il selvaggio on. Farinacci, duecentomila lire annue in medaglie di presenza e indennità, non ha rivelato nulla agli iniziati, che ben sanno come sieno largamente compensati gli uomini politici i quali consentano a fare includere i )qro nomi negli elenchi dei Consigli di Amministrazione di grandi società anonime; ma ha richiamato su questo fenomeno l'attenzione dei provinciali ingenui, cui neppure il crollo dell' llva, dell'Ansaldo e della Banca Italiana di Sconto aveva insegnato a diffidare della· plutocrazia e delle sue insidiè corruttrici. Tutti coloro che vivono ai margini di questi sperperi nelle feste, nel giornalismo, nella corrutela pluto'cratica vengono a costituire un'insuperabile barriera vivente fra il Governo e la bo,:ghesia rurale, impedendo agli uomini che stanno alla direzione della cosa pubblica di rendersi conto dei bisogni reali dell'economia italiana, delle aspirazioni dei produttori, delle tendenze dell'opinione pubblica: essi fanno un fracasso indiavolato, che stordisce e inebbria con la lusinga delle vanità, con la coreografia degli applausi teatrali e dei trionfi appariscenti, e inconsciamente lavorano a resecare giorno per giorno i vincoli sentimentali e affettivi fra chi sta in alto ai fastigi del potere e chi silenzios'amente lavora e produce, preparando così con fatuità débacles, che nessun esercito può impedire con i suoi fucili. L' uomo che in questo momento caratteristico della vita pubblica italiana è apparso più saldo perchè più alieno dalle lusingatrici fumate del1' incenso giornalistico e degli applausi follaioli, è l' on. De Stefani. Egli è responsabile di una politica tributaria nettamente ostile ai ceti rurali, es pressasi principaltnente con l'imposta sui redditi agrarii, che ha messo il Governo in lotta aperta con i contadini, i quali oppongono alla nuova tassa la resistenza passiva del non pagare malgrado le esortazioni della stampa officiosa e gli intimi degli Esattori, ma ha il merito di apparire il Cerbero difensore dell'erario contro i molteplici appetiti sfrenatisi da ogni parte. Per questo egli ha istintivamente· il ·consenso dei produttori e si frova fieramente avversato dai ceti dell'avventura plutocratica. Il programma ripetutamente enunciato dal ministro delle Finanze, coerente alle pre1nesse del fascismo, era quello di giungere al pareggio del bilancio statale, avvalendosi della duplice arma degli inasprimenti ·tributari e delle ec_onomie nelle spese pubbliche. Nell'attuazione di questo programma non ha incontrato serie resistenze fino a che si è trattato di inasprire i tributi, specialmente perchè ha preso di mira i ceti rurali; ha invece incontrato resistenze jnsuperabili per quanto concerne le · economie, che andavano a danno dei ceti urbani e della plutocrazia. Il pareggio del bilancio rappresenta cos) vitale interesse per i produttori che essi hanno perdonato all' on. De Stefani il fallimento del suo programma di economie e il peso degli inasprimenti tributarii, in vista del pareggio raggiunto o quasi. Quando si è scatenata la campagna giornalistica contro di lui sono corsi istintivamente al suo fianco, comprendendo Biblioteca Gino Bianco
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