,, 234 LA CJ<ITICA POLITICA B. Croce e lo Stato etico Benedetto Croce ha dato un altra lezione ai suoi falsi discepoli che van cianciando dello « ~tato etico » il quale sarebbe poi lo Stato fascista. Ed ecco quel che, tra l'altro, sui rapporti tra lo .Stato e l'etica egli ha scritto nell'ultimo fascicolo della sua « Critica » : · « Ma la vita morale abbraccia in sè gli uomini di governo e i loro avversarii, i conservatori e i rivoluzionarii, e questi forse più degli altri, perchè meglio degli altri aprono le vie dell'avvenire e procurano l'avanzamento delle società umane. Per essa non vi sono altri rei che coloro i quali non si sono ancora elevati alla vita morale ; e spesse volte loda e ammira e ama e celebra i reietti dai gòverni, i condannati, i vinti, e li santifica martiri dell' idea. Per essa, ciascun uomo di buona volontà serve alla causa della cultura e del progresso a sua guisa, e tutti in concordia discorde. < Concepita la « moralità » come « Stato etico » e identificato questo con lo Stato politico o « Stato » senz'altro, si giunge alla concezione (dalla quale i teorici di quella scuola non rifuggono), che la moralità concreta è tutta in quelli che governano, nell'atto che governano, e i loro avversarii debbono considerarsi avversarii della morale in atto, degni non solo di essere, secondo legge e fuor di legge, puniti (che s' intende o può intendersi), ma di alta condanna morale. È, per così dire, una concezione « governativa » della morale, la cui prima origine si può anche giustificare relativamente, cioè in relazione alla polemica a cui si senti spinto lo Hegel contro le velleità e la vaporosità e la presuntuosità ro- • mantiche delle anime belle e sensibili (onde gli parve opportuno lodare sull'uomo , geniale e sull'eroe il buon cittadino), e, se non giustificare, si può spiegare nel rimanente con la personale disposizione conservatrice dello Hegel, ligio allo Stato prussiano della restaurazione; ma che non comprendiamo come possa formare · ancora oggetto di tanto fervore quanto se ne sente presso gli scrittori della scuola, che sembrano inebriarsi e cadere in estasi ali' immagine sublime dello Stato. Nonostante codeste esaltazioni e codesto dionisiaco delirio statale o governamentale, bisogna tener fermo a considerare lo Stato per quel che esso è vera- • mente : forma elementare e angusta della vita pratica, dalla quale la vita morale esce fuori da ogni banda e trabocca spargendosi in rivoli copiosi e fecondi ». ' PERCHÈ INSISTIAMO La nostra insistenza sui difetti del sistema parlamentare nella applicazione che se ne fece in Italia, sembra a qualcuno eccessiva. Giusti, giustissimi i vostri rilievi, ma è opportuno svalutare quel sistema rappresentativo quando appunto scopo della lotta contro il fascismo è quello di ritornare ad esso ? Ma è appunto su ciò che.... non siamo d'accordo! E insistiamo. · Per ritornare dove s'era llon vale pena di lottare e impegnarsi. Oli antifascisti devono convincersi che di sistemi per realizzare nello Stato la libertà e la democrazia non ve n'è uno solo e che il sistema rappresentativo che avevamo in Italia era in tal senso negativo. In Europa e nel mondo vi sono istituzioni politiche che hanno funzionato e funzionano senza tutti i di/ etti delle istituzioni che noi abbiamo sperimentato. Perchè non cercar di vedere come altrove venllero risolti i problemi politici che ci preoccupano? Bisogna riproporsi il problema dello Stato come problema nuovo, senza nostalgie per il passato, senza pregiudiziali negative. Ecco tutto, signori! Se no faremo forse qualche cosa (della buona accademia, ad esempio) ma non risolveremo niente! , iblioteca Gino Bianco ..
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