La Critica Politica - anno IV - n. 5 - 25 maggio 1924

UN TEORICO DEI SOCIALISMO 225 pisse la rivoluzione agraria borghese, costituente la nuova classe dei contadini proprietari, a base e nucleo di sviluppo della nuova società. L'equivoco in cui si compì questo rinnovamento sociale, se era necessario alla Russia, perchè solo l'iniziativa violenta del proletariato cittadino poteva vincere l' inerzia delle campagne e i compromessi della borghesia irretita nel feudalismo, dovea riuscire fatale - per il contagio dell'esempio e rella paura - ai popoli dell'occidente europeo. Qui infatti, il proletariato e la borghesia venivano egualmente disorientati e fuorviati dalla rivoluzione russa. La borghesia da una parte, giudicando l'originale dalle copie più o meno deformate che le venivano mostrate, finiva col disconoscerne la vera fisonomia, perdendone di vista il valore positivo e ricostruttivo e fermandosi alle sue esteriorità anarcoidi e caotiche. Così essa finì col ritenere effimera e folle l'opera di quella rivo- ·1u:~ione; e, per mezzo dei propri governi si diè a combatterla ciecamente, credendo così di premunirsi dal dilagare del contagio : mentre non faceva che accrescere il prestigio del mito e, insieme, rinsaldare il regime russo con la forza di un esasperato patriottis1no. Molte e sterili lotte furono in tal modo intraprese, che resero più travagliata la crisi del dopo-guerra e allontanarono quella pacificazione, che pure si voleva raggiungere attraverso la ripristinazione di un regime che era già definitivamente caduto. Più gravi ancora furono le conseguenze dell'equivoco per il proletariato internazionale in genere e per quello italiano in ispecie. Si volle, da molti dirigenti del socialismo, giudicare la rivoluzione russa come un commento pratico dei testi di Marx e, quel eh' è peggio, come un epilogo della lotta di classe c<.,mbattuta da più di un secolo dal proletariato occidentale. Certo non era difficile trovare nel marxismo - così complesso e anche contradittorio nei suoi motivi ideali - gli addentellati della rivoluzione russa, tanto più che i capi di essa, imbevuti di formule , astratte attinte a quella ideologia, offrivano un materiale già preparato a tal fine. E l' impresa fu tentata anche da più di uno studioso, con un certo successo. Ma in realtà non si trattava di fare un'esegesi letterale dell'opera di Marx; piuttosto di giudicare se la rivoluzione russa potesse inserirsi sullo spirito di quel movimento democratico-sociale, che nei testi di Marx ha non tanto il proprio vangelo e il proprio domma, quanto la sua origine storica e che si è svolto poi con una linea peculiare, che sarebbe assai fallace voler ritrovare già tutta anticipata negli scritti del suo iniziatore. A un tale problema più schiettamente storico e insieme di più conclusivo valore pratico, risponde l'opera del Mondolfo, non ostante il titolo di essa, che parrebbe ispirato all'altro criterio più ristretto e dommatico. E mostrando, fin dal tempo in cui il mito russo era ali' acme del suo prestigio, il carattere totaltnente disparato della società orientale ed occidentale, la vanità dello sforzo di sovrapporre un'azione politica afBiblioteca Gino Bianco ..

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