La Critica Politica - anno IV - n. 5 - 25 maggio 1924

216. LA CRITICA POLITICA vazione senza che il colono potesse comunque opporsi. Con il testamento egli trasformava i suoi coloni mez,zadri in proprietarii coltivatori, coerentemente alle idee da lui propugnate per la risurrezione agricola del Mezzogiorno d'Italia, e a distanza di sette anni dalla sua morte presenta un indubbio interesse vedere quali conseguenze pratiche abbia avuto il suo testamento. Nell'Umbria, specialmente fra i proprietarii, si ripete che i contadin eredi non abbiano fatto buon uso della proprietà a loro pervenuta per il testamento Franchetti; si afferma con grande facilità che il passaggio di proprietà da un proprietario colto a coloni impreparati abbia condotto a una sensibile diminuzione della produzione. Questa affermazione, per quanto largamente ripetuta, pecca di esagerazione. I coloni divenuti pr.o- , prietarii avevano quasi tutti abbandonato la cultura del tabacco, larga- . mente diffusa nell'Alta Valle del Tevere; tre anni fa appena due famiglie coltivavano ancora il tabacco, che al colono richiede una fatica prolungata e gravosa; ma grazie ai prezzi rimunerativi di questa cultura, essa è stata ripresa, e ora quasi tutti sono tornati a farla. Salvo eccezioni rarissime, i coloni continuano a curare le viti con lo zolfo e i solfati, mantenendo suppergiù invariata la produzione. Le piantagioni delle viti e degli olivi sono molto curate, e tendono anzi all'aumento, mentre sono trascurate le piante da frutto come generalmente avviene nell'Alta Valle del Tevere per difficoltà di clima non superabili. Le rotaz'ioni agricole sono pure mantenute, ma vi è una riluttanza sensibile ali' uso dei concimi chimici, con la conseguenza di una minore produzione a foraggi e di un minore allevamento zootecnico ; circa la metà dei coloni Franchetti hanno ristretto le concimazioni chimiche. Notevole è la cura per la buona 1nanutenzione dei fabbricati colonici, ed è pure notevole la tendenza a nuovi acquisti per arrotondare le proprietà e per dotarle di appezzamenti boschivi, avendo il senatore Franchetti escluso i coloni dalla proprietà dei boschi, lasciando loro soltanto una servitù di pascolo sui terreni boschivi col divieto assoluto di ogni taglio, compreso quello delle frasche. L'affermata decadenza agricola esiste quindi in una misura molto ristretta, e deriva essenzialmente dal fatto che i coloni dell'Alta Umbria non sono in genere molto convinti della vera efficacia 0ei concimi chimici, anteponendo loro il concime di stalla. I coloni-eredi sono rimasti a coltivare i poderi ; solo una vedova rimasta con figli piccoli ha abbandonato il podere, che non poteva più coltivare per de~icienza di braccia, e lo ha dato in affitto ad altro colono coltivatore; un'altra vedova, pure rimasta con figli piccoli, si è riservata per sè una parte dei terreni per non far perdere ai figli l'abitudine di coltivare la terra, e ha dato a colonla i terreni rimanenti.. Un altro colono, che ebbe in eredità un predio vastissimo posto in pianura con fabbricati deficienti, ha provveduto con una spesa di oltre ottantamila lire alla costruzione di una nuova magnifica casa colonica e -ha diviso .Bjblioteca Gino Bianco

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