La Critica Politica - anno IV - n. 4 - 25 aprile 1924

150 LA CRITICA POLITICA Lo Stato liberale è morto Alla concezione dello Stato impassibile dinanzi a tutte le correnti ideali, trascendente i contrasti politici, fisso tipo inserito· nel mondo celeste delle id~e, la cui reminiscenza trasforma lo individuo in cittadino, noi contropponiamo la concezione dello Stato, che si elabora attraverso i contrasti delle parti, e viene imposta nell'ora storica con il gesto rivoluzionario. Noi non ci spaventiamo o scand~lezziamo dello Stato-partito, della istituzione della milizia nazionale, non gridiamo alla profanazione dello Statuto per lo stranissimo modo con cui fu rovesciato il Ministero Facta; se noi siamo avversarii del fascismo è semplicemente perchè neghiamo ogni valore innovatore alla sua marcia su Roma, che ha perpetuato il valore falsamente unitario del centralismo, ha esteso ed ingigantito i sistemi corruttori del Governo giolittiano, ha riconfermato ed accresciuto i privilegi del Nord a tutto danno del Mezzogiorno, per la seconda volta conquistato. Per noi la cosidetta rivoluzione fascista non fu che una recognitio juris di titoli che cominciavano ad essere discussi, una n1aggior chiarificazione della situazione precedente che era ammantata di liberalismo e di democrazia. Ora lo spirito conservatore e reazionario del Governo è affermato in discorsi ufficiali, a togliere ogni dubbio ; e l' adesione apportata al fascismo dal cosidetto partito liberale, l'interpretazione autentica della dottrina di questo, da parte di Salandra nel suo ultimo discorso di Milano, dimostrano che il liberalismo era un idolo indorato soéto cui si nascondeva ben altra merce. Poste le cose in questi termini, non si comprende per quali impossibili ritorni si batta l'on, Amendola. Certo che lo Stato liberale democratico con il 28 ottobre 1923 è morto e ben morto, vittima dell'equivoco che alimentava in seno fra l' astratta formulazione dei suoi motivi ideali e il suo effettivo contenuto d' interessi. Lo stesso Amendola riconosce che la sua sconfitta « fu dovuta piuttosto ad irrimediabile deficienza organica e. morale, che non ad un difetto essenziale di concezione politica. » Ciò che equivale a concepire l'ordinamento dello Stato Italiano come una creazione teorica, non come espressione delle intime esigenze dello Stato stesso. Dissidio platonico fra ideale e mondo terreno nel quale operiamo, da noi non compreso e rigettato assolutamente. In verità lo Stato liberale democratico da tempo era una vecchia pelle avvizzita, da cui s'è liberata la biscia ora ancor più fresca e vigorosa. L' affermazione del diritto politico dei più era ben poca cosa quando lo spirito informatore delle classi dirigenti tendeva ad impedire che di un tale diritto se ne facesse un concreto uso da parte del popolo italiano. Le classi borghesi dell' alta Italia hanno ora rassodato il loro dominio, cacciando via gli antichi procuratori che si erano dimostrati deboli ed inetti, e nel compiere questo gesto hanno infranto gli idoli pseudo-democratici fin ad ieri ipocritamente venerati sugli altari. È un principio di chiarificazione : finalmente ci si può orizzontare. Ma tornare indietro sarebbe un assurdo. Solo da una riscossa del Mezzogiorno, da un risorgimento politico dei contadini che affermino nazionalmente la loro volontà meridionale ed impongano nazionalmente i loro interessi meridionali, potrà uscire, la risoluzione della crisi attuale. Fino a che questo non avverrà, il fascismo a giusto titolo dovrà ritenersipadroned' Italia. CAMILLO BELLIENI · Biblioteca Gino Bianco

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