La Critica Politica - anno IV - n. 4 - 25 aprile 1924

NOTE E DOCUMENTI 191 d'Italia, gli episodi, sia pure sporadici (?), di disordini e di irrequietudini, siano dovuti all'opera dei fascisti o degli pseudo fascisti. È grottesco, diciamo, perchè questi fascisti si lasciano pren_dere dalla loro passionalità irriflessiva e non pensano che il Fascismo divenuto Governo ha tutte le forze a sua disposizione a norma della più rigida costituzionalità, cioè l'Esercito, Ja Marina, l'Aviazione e finalmente la Milizia, forze con le quali si può schiacciare qualsiasi opposizione che scendesse sul terreno della violenza e della rivolta. Non c'è quindi bisogno, per tenere a bada i delinquenti del sovversivis,no, di violenze e di rappresaglie, le quali non giovano, bisogna gridarlo, ancora una volta, al Fascismo. Bisognerà ricordare che la violenza disordinata, caotica, bestiale è stata quella che ha rovinato il socialismo, specialmente nella Valle Padana. Ora il Fascismo deve approfittare di questa esperienza storica, alla quale ha assistito, per non ripetere gli errori degli avversari, se non vuol subire, a breve od a lunga scadenza, l' identico destino. Non è questione di normalizzazione brutta, equivoca parola scaturita dai bassifondi della politica romana e che nasconde nella prolissità delle sue sillabe tutta l'insidia di certo filof ascismo ambiguo e fondamentalmente ne- ·mico. Non si tratta di " normalizzare " nel senso di ricominciare a vivere come prima con tutti gli annessi e connessi della vile cronaca parlamentare di altri tempi. No l Questa normalizzazione, con la quale taluni elementi liberaloidi vorrebbero svirilizzare il Fascismo, questa normalizzazione è da respingere ,,. Biblioteca Gino Bianco FELICE MOMIGLIANO Ha voluto troncare egli stesso lo stame della sua vita operosa. Da molto tempo appariva stanco, disfatto. Si sentiva oramai incapace di vincere la malattia acutissima che lo tormentava. È stato uno degli uomini più espressivi della vecchia generazione idealista ottimista umanitaria. Passando per il socialismo - dopo un periodo di partecipazione attiva alle battaglie della politica -- era giunto a Mazzini e s'era fermato soggiogato da quella luce, conquistato da quella fede. Le sue opere di argomento mazziniano sono le migliori e, fuor d'ogni dubbio, tra le più comprensive. Ci onorò della sua collaborazione a questa rivista, e noi volgiamo un saluto commosso alla sua memoria che non potrebbe essere meglio ricordata che colle parole stesse dell'ultima parte del suo testamento politico. Ecco questo nobilissimo documento di fede, di serenità, di bontà : < La mia esistenza fu triste per essere stato orfano di madre quando ero ban1binello, per le strettezze domestiche, per la salute invalida oltre alle persecuzioni multiformi' che negli anni dell'affermazione dell'idea sociale colpiva e doveva colpire chi come. me credeva che si potesse essere insegnante negli Istituti Regi e professare apertamente e totis viribus il socialismo idealista. La mia vita è stata dura per le lotte sostenute. Ero nato da una generazione che viveva la vita del Ghetto ed ho conquist~to la li~~rtà d~llo spirito a pr_ezzo d1 trav agh 1ntern1 terribili. Mistico fui e ~ono ed ~ppunto per questo avyersa1 le parti più aride e più meschine del Talmudismo. Ho dato tutto me_ stesso,. negli anni in cui potevo ass1curarm1 presto e facilmente una brillante carriera universitaria ali' id_ea sociale che era poi l'idealità massima. Sono lieto anche adesso di aver sopportato nel '94, nel '98, nel '900

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