La Critica Politica - anno IV - n. 4 - 25 aprile 1924

. 180 LA CRITICA PO LITICA i paradossi stirneriani di alcuni anarchici, che ponevano l'individuo contro la società e ne esaltavano il diritto a_.farsi largo nel mondo con tutti i mezzi, libero da ogni considerazione di bene o di male, per vivere la sua vita, calpestando i deboli e non badando che a sè, deformavano l'idea di libertà al punto di non poterla distinguere dal despotismo. I comunisti, infine, ossessionati dall'idea della < conquista del potere > portata aÙ'assurdo, scambiavano l'indiscutibile diritto alla rivolta delle minoranze, che apre la via alla rivoluzione, con la pretesa delle minoranze trionfanti d'imporsi con la violenza statale ~Ile maggioranze, rovina di tutte le rivoluzioni. Essi schernivano l'idea di libertà come < borghese > o < piccolo-borghese> e dichiaravano che se fossero stati i più forti · avrebbero imposto il proprio dominio assoluto, negandQ agli altri ogni libertà d'opposizione. Nè s'accorsero çhe cos} giustificavano moralmente i nemici del proletariato che fanno altrettanto, anche agli occhi degli oppressi e delle vittime, togliendo a queste l'enorme forza, senza di cui ogni spirito di sacrificio inaridisce, che proviene dal sentirsi nella lotta moralmente superiori al proprio, nemico, non importa se pel momento più forte e vincitore. Non altrimenti, nè con ininore amoralismo, i nazionalisti concepiscono il patriottismo ed ogni questione di conflitto fra gli Stati. Essi vogliono bens\ l'indipendenza della propria patria (non però la libertà . all'interno) dagli altri paesi; ·ma non riconoscono a questi lo stesso diritto se non in quanto abbian la forza materiale di sostenerlo. Altrimenti, essi han la pretesa di sottomettere i paesi più deboli - coi motivi più diversi di esigenze strategiclie, sbocchi commerciali, bisogno di materie prime, espansionismo coloniale, ecc. - col risultato ultimo di danneggiare in realtà il proprio paes-e, tenendolo in perpetuo pericolo di guerra, e giustificando a priori dal punto di vista morale le prepotenze di altri Stati più forti a danno della pro.7 pria patria. Solo il trionfo della libertà integrale potrà sanare tutti i dissensi, por termine a tutti i conflitti politici e sociali, f aria finita con questa tragedia di dolore e di sangue, per cui tanti popoli gemono sotto l'oppressione paesana o straniera, ed ali' interno d'ogni paese il cittadino è s~hiavo nella doppia qualità di suddito e di lavoratore salariato. La libertà dei popoli, di tutti i popoli, è il presupposto necessario della loro indipende_nza reciproca come della loro alleanza fraterna. Ed ogni popolo è tanto più libero - e la sua patria è più grande, più degna d'amore e motivo di legittimo orgoglio per ogni cittadino - quanto più rispetta la libertà degli altri popoli e non sopporta a~l' interno signorie dinastiche o di casta, nè privilegi e dominazioni di classe. Con ordinamenti sociali e politici realmente liberi le parole <patria> ed <umanità> - come quelle di individuo e so·cietà - non consentirebbero più alcuna, interpretazione contrastante; anzi, solo allora ciascuna significherebbe qualcosa di vivo, unitario e solidale. Senza libertà, invece, tanto la nazione che l'internazionale saran sempre, fuori che per qualche ristretta oligarchia, parole vuote di sens~, - sepolcri imbi8:ncati mascheranti i contrasti più aspri e gli odii più implacabili e feroci. 30 ottobre 1923. LUIGI· FABBRI BibliotecaGino Bianco

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