La Critica Politica - anno IV - n. 4 - 25 aprile 1924

PATRIA E LIBERTÀ 179 bolito. Anzi lo spettacolo e l'esercizio della f9rza bruta, l'influenza deleteria del suo successo, doveva sviluppar.e dei sentimenti opposti: quello della · sopraffazione in alcuni e della. docilità nei più, dell'autorità e dell'ubbidienza. Dall'agnosticismo si passò alla negazione della libertà, all'affermazione della autorità assoluta, alla dittatura. Dove più fort~ per circostanze speciali diventò l'elemento socialista, si ebbe la < dittatura > proletaria; dove il capitalisnto conservò od aumentò il suo potere, si ebbe la < dittatura > borghese. In ambo i ·casi la libertà fu sacrificata;. e furon sacrificati con essa precisamente quegli interessi essenziali, morali e materiali che i dittatori pretendevano· difendere o salvare, tanto del proletariato come della patria. PREPARAZIONE SPIRITUALE DEL DESPOTISMO Quanto abbiano contribuito a preparare questa psicologia orrjbile, che ha preso il sopravvento nella guerra e nel dopo guerra, il crasso materia1ismo ed il cieco utilitarismo di certe dottrine pseudo-rivoluzionarie - che non meritavan forse neppure questo nome di <dottrine> - sarebbe troppo 'lungo a di.re. . . Ma un fenomeno che può giovare a darne la dimostrazione è che tutti -0 quasi tutti i piµ noti esagerati ed arrabbiati dell'ante guerra, che deridevano i più puri valori morali per non vedere che il trionfo materiale, dai partiti rivoluzionari son passati in quelli reazionari. Quasi nessuno di essi appartiene alle generazioni anteriori al 1900 educate alla dura scuola della sconfitta e dell'oscuro sacrificio. Temperamenti ipercritici, scettici in fondo all'anima, d'una falsa cultura esclusivamente giornalistica, avendo delle masse un dispregio da superuomini che delle masse si servivano come strumento, non concepivano altra realtà che quella attuale o prossima futura, altra legge .che il successo - i migliori il successo del partito o della classe, i pitt ·egoisti il successo personale - ed ai loro occhi il successo giustificava tutti i mezzi. Il concetto di libertà, nella sua più alta espressione, - secondo cui .nessuno è libero se tutti noi sono, compresi gli avversari che crediamo in errore, dei quali si deve fino a prova contraria supporre la buona fede, ed è violazione di libertà ogni sopraffazione dell'altrui volontà ed og~i violenza che non sia legittima difesa od atto di liberazione, - era loro completa- -mente estraneo. La libertà, per essi (se pure se ne curavano) non passava i confini della classe, o del partito, o della lega o della chiesuola; e la violavano negli altri, quando non potevan con la forza, con la ingiuria, con la <liffam~zione, col sospetto, con la menzogna, con la falsificazione delle idee avverse. Tali elementi di dissolvimento spirituale non mane-avano in alcun partito. Cosl si spiegano le degenerazioni nazionaliste ed imperialiste del patriottismo· di parecchi repubblicani e riformisti, rivelatesi con la guerra libica ma latenti da tempo, le quali mostrarono come in essi il senso della libertà si fosse .attutito. I sofismi antidemocratici del sindacalismo che pretendeva bastare :a se stesso, spregiava l'intelligenza e metteva in ridicolo le conquiste e le rive·ndicazioni di libertà, parvero confondersi rfino a sembrare gli stessi con le apologie dell'assolutismo. Basti ricordare Sorel che irrideva al martirio ~i Francisco Fe-rrer nei giornali legittimisti e clericali di Parigi. D'altra parte Biblioteca Gino Bianco

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