IL COMMERCIOITALIANO NEL 1923 157 con l'eccedenza di produzione della seta greggia, di alcune produzioni agricole speciali~zate (primizie, ortaglie, agrumi, mandorle) e di alcune industrie strettamente legate ali' agricoltura (bevande alcooliche, prodotti chimici organici, conserve alimentari, latticini). Non vorremo per questo negare importanza ali' aumento dell'esportazione di cotonerie, ed a quello, ancora assai lento, di alcuni tipi di macchine. Ma crediamo utile rilevare, coli' aiuto delle statistiche doganali più recenti, che l'attività commerciale d'Italia e la sua fortuna econo1nica sono ancora in buona parte fondate su quelle produzioni agricole particolari, che essa deve al suo clima e ad una tradizione millennaria; e che perciò ad intensificare queste produzioni, a cui sopratutto è subordinato il risorgimento del mezzogiorno, deve indirizzarsi la politica economica dello Stato coll'agevolare ad esse l'affluire indispensabile nei capitali e l'aprirsi di un mercato sempre più vario o più vasto. GINO LUZZATTO · I DISCUSSIONI La democrazia.... inesistente· Mi pare superfluo rispondere diffusamente al brillante articolo di Massimo Fovel. le elezioni del 6 aprile hanno dimostrato che alla democrazia bonomiana manca ogni vitalità, sia per la sua povertà sentinzentale e ideologica.sia per la mancanza di ogni sua rispondenza nel paese. Nella storia recente d'Italia c'è stato un Ministero Bonomi, tna non c'è posto per una seconda edizione di esso : potremo avere un Ministero Turati o un Ministero Sturzo, ma non un Ministero Bonomi. ln nome di che e in nome di chi il Bonomi e i suoi democratici potrebbero assumere il Governo d'Italia dopo sl vasti sconvolgimenti del vecchio mondo? La democrazia di ieri è definitivamente sepolta nei suoi uomini, nelle sue idee, nei suoi istituti, e per il rinnovamento democratico due indirizzi spirituali si profilano, due idee direttrici si affermano. I Consigli di fabbrica, nei centri urbani,· il federalis,no rurale nelle campagne e nei centri minori. Fra queste due idee non vi è irreducibile antitesi, perchè anche il Consiglio di fabbrica è per sue necessità interiori antiburocratico, liberale, autonomista, anche se la sua prima formulazione sia partita dai comunisti, che rappresentano la punta estrema dell'autoritarismo statale. Il terreno di lotta in cui si deve scendere per avere ragionati consensi è quello dell'autonomia, come espressione di libertà e di responsabilità in confronto allo statalismo accentratore e livellatore. Tutti sentono confusamente che in Italia lo Stato pesa troppo sulla economia privata col suo fiscalismo,· tutti sentono che l'assoluta uniformità legislativa imposta da Roma è in contrasto con il genio della nostra stirpe e con i bisogni delle nostre r~gioni, cosl diverse nella loro costituzione demografica, economica e sociale,· tutti sentono che la plutocrazia assorbe perennemente ricchezze, che profonde fra l'altro lussuosamente nel manteninzento di una stampa quotidiana reclamista e retorica, mentre queste ricchezze dovrebbero volgersi allo sviluppo dell'agricoltura e delle piccole industrie. Si tratta di dare a queste confuse aspirazioni un punto di coordinamento, un programma netto di azione, una formula riassuntiva,· e la democrazia nuova sarà no11,più mito, ma realtà operante. g. pier • .. Biblioteca Gino Bianco
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