La Critica Politica - anno IV - n. 4 - 25 aprile 1924

156 LA CRITICA POLITICA del movimento delle merci nei nostri porti principali, che si mantiene appunto di circa un terzo al di sotto di quello del 1913. Se poi dalle cifre totali passiamo ad una analisi molto grossolana delle singole voci, osserviamo che dei 17 miliardi di merci importate quasi i tre quarti sono costituiti da derrate alimentari e da materie prime o semilavorate per le jndustrie. Fra quelle, ed anzi fra tutte le importazioni, occupano sempre il primo posto i cereali, che, sebbene un po' diminuiti in confronto del 1922 per la discesa dei prezzi, rappresentano tuttavia il valore altissimo di 3,5 miliardi di lire, equivalente a più di 30 milioni di quintali tra frumento ed altri cereali. Fra le materie prime è significativo e promettente, sebbene sia in buona parte dovuto al rialzo dei prezzi, il fortissimo aumento nella importazione del cotone, salita in un anno da 1930milioni a 2534 mii. di lire ; mentre appare rallentato, forse in conseguenza degli avvenimenti della Ruhr, l'aumento nelle importazioni di carbone, che era stato molto più rapido nei tre anni precedenti. In complesso però, sebbene il carbone importato sia ancora di 2 milioni di tonnellate al disotto dell'anteguerra, sebbene sian troppo esigue le importazioni di ghisa, ferro e acciaio greggio e semilavorato (484 milioni di lire), tuttavia chi volesse giudicare del carattere della economia italiana desumendolo dalla sola statistica delle importazioni, sarebbe indotto a concludere che il nostro paese si è decisamente avviato ad assumere la struttura dei paesi industriali, i quali s·on tributari dell'estero per la loro alimentazione e per moltissime materie prime e pagano queste importazioni vendendo ali' estero i loro prodotti finiti. Ma questa ipotesi troppo affrettata non è confermata che in piccola parte dalla statistica delle esportazioni. È bens\ vero che di queste quasi i due terzi son costituiti da prodotti industriali, e per ~a massima parte da prodotti dell'industria tessile (quasi 5 miliardi di lire sopra una esportazione totale di 11 miliardi); ma bisogna anche osservare che l'esportazione_, indubbiamente assai rilevante, di filati e tessuti di cotone per un valore di 1782·milioni di lire, ha una contropartita di 2500 milioni all'importazione, mentre per la seta, di fronte ai 2763 milioni esportati,· non si hanno che 493 milioni di lire per merce importata. Dalla statistica sommaria non si può determinare quanta parte delle esportazioni sia costituita dalla seta greggia, e quanta dai manufatti di seta naturale od artificiale. Ma è indubitato che la priina da sola rappresenta più dei due terzi di quella somma, e costituisce quindi sempre la più rilevante delle esportazioni italiane. Dopo le industrie tessili vengono subito i prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento per un valore di quasi tre miliardi, e fra essi stanno in prima linea gli ortaggi e le frutta per 984 milioni, la canapa per 495, i latticini per 373, gli 011 vegetali per 255, i vini e liquori per 225. Ci sembra dunque evidente che, a mano a mano che si vanno attenuando le ripercussioni della economia di guerra e che le condizioni dei mercati si v;anno ravvicinando alla normalità, le caratteristiche deJla nostra struttura economica, quali sono rivelate dalle statistiche del commercio internazionale, non siano molto diverse da quelle dei primi quindici anni del secolo : e son le caratteristiche di un paese in cui alle deficienze di prodotti alimentari e di alcune materie prime più indispensabili si provvede Biblioteca Gino Bianco

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