La Critica Politica - anno IV - n. 3 - 25 marzo 1924

LA LEGA DELLE NAZIONI COME NECESSITÀ STORICA 101 diffusione della prosperità, all' incremento e alla trasmissione della cultura sono completamente scomparse. In una guerra futura sarebbe possibile · con cannoni collocati su di una sponda della Manica bombardare suburbi di Londra o città della Francia settentrionale. Non vi è porto commerciale o navale che non sarebbe in Europa esposto a veder bombardate le navi che vi fossero r.ifugiate ; non vi è città industriale e capitale politica che non sarebbe spietatamente presa di mira da bombe cariche di esplosivi o di gas asfissianti gettate da flotte di aereoplani incaricati di spingere col pànico le popolazioni a costringere i loro Governi alla pace.- Canali e Stretti di mare non meno di fiumi e catene di montagne hanno cessato di valer come confini naturali e strategici. In una guerra futura, quando una situazione critica si faccia acutissima, ognuno sarà preoccupato di essere il primo a colpire in modo decisivo con le sue flotte aeree le città popolose e industriali, le capitali e i porti del nemico per · renderne impossibile la mobilitazione militare e perchè questo è il miglior modo d' in1pedire, ritardare o ridurre le rappresaglie nemiche in casa propria ; ed ognuno vede a quanti panichi, naturali e artificiali, la situazione si presti. In Europa, per di più, non solo nessuno può, in questioni di difesa aerea, fidarsi meramente della difensiva, ma ancora nessuno è più sicuro che la sua offensiva basti o venga in tempo a prevenire o a ridurre la nemica. La distruzione di Marsiglia non compenserebbe quella di Genova. In un simile mondo pertanto anche più che nell'antico, la meraviglia degli armamenti non solo non accresce, ma riduce la sicurezza d'ogni Stato, oltre al costituire più che mai un impaccio e un peso allo sviluppo della produzione economica in un continente che è già, tranne che in Russia, densissimamente popolato. Ed a tutto questo è da aggiungersi che l'Europa emersa dalla guerra contiene un assai maggior numero di Stati che l' Europa prebellica e ne contiene, anche più di quella, che sono piccoli senza confini naturali, senza risorse naturali bastevoli a una relativa autonomia economica in tempo di guerra; e contenenti inoltre minoranze nazionali reluttanti. Laddove fino a circa un secolo fa, la geografia ebbe non piccola importanza nel deter1ninare i confini degli Stati ; grossolanamente parlando questi erano determinati dalle montagne, dai grandi fiumi dai mari e dalla rapidità di movimento di eserciti, i cui mezzi di trasporto principali eran carri- tirati da buoi e cavalli. Le ferrovie, gli automobili, gli aeroplani, i dirigibili, i telegrafi e i telefoni, con o senza fili, hanno fatto dell'Europa un continente militarmente, economicamente e culturalmente uno nel quale aggruppamenti politici basati sul principio di nazionalità non saprebbero più da soli sostenersi con soli metodi militari. Lo Stato nazionale, cioè l'organizzazione burocratico-milltare sotto la cui egida le nazionalità, cioè tipi di vita e cultura storica, poterono fin qui prevalere sullo Stato-città o sullo Stato feudale, non basta più allo scopo per cui è sorto. Se il primo bisogno umano, individuale e collettivo, è la sicurezza, Io Stato nazionale non Bibliòteca· Gino: Bianco '

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