La Critica Politica - anno IV - n. 3 - 25 marzo 1924

PATRIA E LIBERTÀ 141 contro la lega degli oppressori. " Hanno un sol campo i popoli - ed un sol campo i re!,, cantava Mameli fin dal 1847. Carlo Cattaneo dettava nel 1851, sulla fine delle considerazioni al II volume dell'Archivio Triennale espressioni di una arditezza cosl spregiudicata che oggi parrebbe antipatriottismo (1). E Gustavo Modena, in pieno 1860, si proclamava cittadino della libertà. -La lotta per la libertà, anche se di rado ha preso questo nome specifico, è continuata ininterrotta. E non· è stata inutile ; anzi è soltanto ad essa che si deve il progresso e la_ civiltà d'Italia, specie sul terreno politico, dal 1860 in poi. Il popolo italiano, se è riuscito nei primi cinquant' anni di unità a conquistarsi una situazione più dignitosa, ad uscire da uno stato di servilismo inaudito, a conquistare brano a brauo un po' più di benessere e di libertà, non lo deve che a se stesso, al suo sforzo costante, alla lotta continua contro i nuovi suoi oppressori, ai sacrifici che le sue minoranze combattenti hanno fatto, all'essere riuscito più volte a far tremare la classe dirigente ed a farla cedere per paura di peggio. Solo una piccola parte di riforme legislative, e delle più anodine, s'è dovuta al gioco della politica, alle rivalità dei partiti dominanti, ecc. Quasi sempre - nel 1878, nel 1882, nel 1889, nel 1900, nel 1904 - è stata la pressione popolare o il bisogno di preveairne le esigenze e le esplosioni, che ha costretto i dominatori a rallentare le maglie della catena politica ed economica cui avevano avvinto il popolo fin dall' inizio (2). Questo stato perenne di lotta per il pane e la libertà, in cui s'è trovato il popolo italiano - vale a dire le classi più numerose e povere - di fronte alle classi privilegiate che s' arrogavano il diritto di rappresentare, difendere e sopratutto sfruttare la patria, non poteva certamente favorire lo sviluppo nelle masse del sentimento patrio. Tramontate le generazioni che per la patria avevano lottato e sofferto e per ciò, malgrado le µelusioni avute, ne amavano il nome e la cosa, il popolo sopravvenuto non poteva sentirne entusiasmo, se se ne tolgono piccole minoranze che l'entusiasmo derivavano dalla propria cultura storica e letteraria. Mancando i motivi di lotta per una patria territorialmente compiuta o quasi, mancavano inoltre i motivi visibili ed attivi dell'amore. Non ci si accorge di amare, ciò per cùi non si è sofferto e ciò che si ha senza alcun timore di perderlo. Infine, per la grande maggioranza del proletariato, la patria essendo in permanenza vantata e rappresentata da chi loro negava pane e libertà, ed ogni legame essendo spezzato fra la causa di quella e la causa della propria libertà individuale o di classe, il nome di 1r patria ,, asaumeva un significato addirittura ostile, del tutto contrario a quello che aveva avuto prima del 1860. (1) Vedi per es. negli Scritti Politlcl ed Epistolario di C. CATTANEO, a pag. 3 70: < E purtroppo cotesti trlcolorl, che trassero i popoli a infliggersi tanto reciproco danno, e a rifare coi foro odii e colle loro borie la potenza degli oppressori, annunciano solo una tradizione di barbara nemicizia, madre d'ogni conquista e d'ogni servitù; annunciano un voto di guerra perpetua,· poichè dovrebbe durare Jlnch~ durerebbero le nazioni ...• > ecc. (2) Dopo il 1900, e più propriamente dopo il 1904, la classe dirigente italiana tentò la politica d'addormentamento del popolo, concedendo più che questo non domandasse, per aver mano libera su altri campi. Si ricordi l'allargamento del suffragio universale, da nessuno chiesto, per farsi perdonare la guerra libica. Queste concessioni anodine, però, recavano in se stesse il vèleno che· le mutava in fomiti di corruzione e degenerazione politica. Bibliote·ca Gino Bianco ,

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