140 LA CRITICA POLITICA serie funesta degli eccidi di popolo che dovevano diventare quasi abituali fino ad oggi. Sprezzando i sentimenti del popolo, la classe dirigente· si prosternò per un decennio (finchè il auo idolo non cadde nel fango di Sedan), proprio ai piedi di chi rappresentava allora il despotismo in Europa: a Napoleone III. E fu per seguirne la politica reazionaria e staccare l'Italia dalla causa della libertà che si perseguitaron d'un odio cos} accanito Mazzini ed i mazziniani e si tentò di far assas~inare Garibaldi ad Aspromonte. - SENZA LIBERTÀ E SENZA UGUAGLIANZA NON È VERA UNITÀ L'unità italiana, raggiunta sul terreno costituzionale politico, negli spiriti non si era fatta. V'era, naturalmente, il fattore economico che continuava a dividere, come per il passato, la classe degli abbienti da quella dei proletari; ma a questa s'era aggiunta una divisione nuova, che doveva col tempo sommarsi alla vecchia. · Coloro che volevano continuare la rivoluzione italiana, per liberare. ali' interno la patria dalle caste parassitarie politiche, dinastiche e chiesastiche, si videro respinti lontano dal partito insediatosi al potere, che invece si costituiva esso stesso in casta chiusa attorno al trono ed all'altare. I par- . titi della libertà divennero i nemici naturali dei cosidetti partiti dell'ordine che si avvicendavano al potere; e la divisione si fece sempre più aspra, malgrado la classe dirigente facesse sempre P,iù pompa di patriottismo fino a pret_enderne il monopolio, e malgrado gli amanti della libertà non dimenticassero le origini rivoluzionarie e libertarie del patriottismo. Quando i conflitti di classe, col formarsi nel proletariato d'una coscienza classista, uscirono dalla fase caotica, impulsiva e disordinata del passato, era naturale che gli uomini sinceramente amici della libertà si schierassero da.Ila parte del proletariato contro i suoi oppressori economici. Del resto, meno nuclei non molto numerosi di idealisti provenienti dalle classi ricche, la maggior parte dei combattenti per la libertà sono stati sempre dei popolani, dei proletari, dei non abbienti. Fu cosl che il movimento socialista in Italia, almeno nel primo decennio, dal 1870 al 1880, ebbe un carattere libertario, anarchico; e fu nel tempo stesso un movimento che risentiva enor- • memente delle influer1ze garibaldine e mazziniane passate, malgrado si schierasse politicamente contro i partiti che ne conservavano il nome. Molti uomini della prima Internazionale in Italia erano stati combattenti con Garibaldi, cospiratori con Mazzini, soci delle fratellanze carbonare e repubblicane, ecc. Pisacane, morto per l'Italia a Sapr~ nei suoi libri aveva anticipato Bakunin; il Fanelli, amico di Bakunin, ed uno dei fondatori del1' Internazionale in Italia ed in Spagna, era un superstite della congiura di Pisacane e Nicotera. Risolto il problema nazionale, era la volta della questione sociale; ma nella lotta per il proletariato quei primi internazionalisti ponevano la stessa passione di libertà che loro stessi o i loro padri avevano posto nel combattere per la patria. Ed in sostanza l' una battaglia era la prosecuzione dell'altra. L'internazionalismo dei primi socialisti procedeva in linea r~tta dalla fratellanza universale auspicata un tempo da Mazzini, dalla lega dei popoli •Biblioteca Gino Bianco
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