La Critica Politica - anno IV - n. 3 - 25 marzo 1924

. . • Patri a e Li b e r t à <*> .. ,LECASSANDRE INASCOLTATE DELLA RIVOLUZIONE ITALIANA Gli unici che non subirono il ricatto sentimentale dei profittatori della !rivoluzione, o che per lo meno vi s'opposero per gran tempo senza riguardi ·furono i repubblicani federalisti che facevano capo a Ferrari e Cattaneo . .A citare i loro scritti non si finirebbe più I Il loro principio era: non anti- ,cipare la guerra sulla rivoluzione, non differire la libertà per riguardi alla .indipendenza. Bisognava prima combattere il nemico interno, essere vittoriosi a Roma, Napoli, Torino, Firenze, proclamar la repubblica, e dopo la ·sconfitta della chiesa e dei principi, passare il Po ed il Ticino. Prima esistere poi combattere, conquistare la libertà e quindi l'indipendenza. E d'una •ccsa sopratutto doveva essere persuasa l' ltalié:l: che la libertà è una reli- _gione irreconciliabile con la religione dei re (1). Non legati dalla pregiudiziale unitaria, volendo solo l'unità della rivoiluzione, i federalisti alla rivoluzione chiedevano la giustizia prima della _gloria, la libertà prima dell'unità, il trionfo dei principii prima d'ogni cosa. 11 male dell'Italia era in Italia, ne' suoi governi e nelle sue istituzioni. Biso0gnava annientare questi governi e sostituirli con otto repubbliche federate in una assemblea centrale, che organizzasse la lotta contro lo straniero ~e contro ogni tentativo di restaurare il papato o l'impero. La rivoluzione dovea pritneggiare in ogni cosa, ed assicurare con la libertà l'eguaglianza, perchè se si lotta per la libertà, facendo astrazione dall'eguaglianza, si combatte per la libertà regia: combattimento moralmente assurdo .... (2). " Uno solo è il vessillo del quale non potranno mai giovarsi gli oppressori; è il vessillo di tutti; il vessillo dell'eguaglianza, ossia della giu- -stizia; il vessillo della libertà e dell'umanità. Ogni popolo che combatte per l'altrui libertà, combatte per la sua; ed ogni popolo servo è un'arma .in pugno ai nemici della libertà .... Barbaro può s~onare tanto tedesco, quanto irancese, quanto italiano; chè dei barbari ogni nazione ha i suoi " (3). Dimenticando tutto ciò "i buoni temettero (nel 1848) troppo delicatamente di i-esser detti artefici di discordia al cospetto del nemico ,, e fornicarono con • la potenza regale non sperando abbastanza nel popolo. Lasciarono mettere -sulla santa bandiera il polveroso ragnatelo dei baroni di Savoja e accon1,entirono al patto che rimetteva la guerra del popolo in procura d' una Corte, e dava in paga al mercenario la gemma della libertà .... L'errore più t*) la prima parte di questo studio fu pubblicata dalla Critica 11,eflascicolo di febbraio. (1) G. FERRAR!: Macchiavelli giudice delle Rivoluzioni dii nostri tempi. (2) Idem: L'Italia dopo il colpo di Stato del 1852. (3) C. CATTANEO: Scritti Politici ed Eplstol[!,rio, voi. I. Considerazioni in fine del Primo voilume dell'Archivio Triennale. Biblioteca Gino Biànco •

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