La Critica Politica - anno IV - n. 3 - 25 marzo 1924

LA DEMOCRAZIA È UN MITO ? • 125· E, poichè la storia politica ha qna logica, anche l'Italia vedrà, mentre sotto la mano di Mac Donald si liquidano i nazionalismi europei e il ricostruzionismo internazionalista riprende forza e fa cambiare l'aria al disopra delle frontiere, la sua rinnovata democrazia avere, assumere le stesse funzioni, che hanno all'estero le formazioni somiglianti: in Inghilterra il laburismo sorto sulle rovine della politica conservatrice, e, in Francia, il radico-socialismo, che si aderge sul fallimento di Poincaré, scaturiti entrambi da una coalizione dell~ classi minori contro la politica angusta e violenta dei ceti privilegiati. Ma ecco qui la vostra più forte obiezione contro il mio <mito>. Anche ammesso, voi dite, che questo mito bonomiano riesca a farsi di verbo carne, esso resterà pur sempre, di fronte alla <vera> democrazia, una menzogna, una contraddizione, una non-democrazia. E perchè? Perchè <.... esso non esce dal cerchio chiuso del Parlamento elettorale, e queata istituzione, che fu la chiave di volta della Costituzione politica europea, appartiene a un passato irrevocabile e non all'avvenire> proprio come, aggiungete, sono roba del passato < le libertà statutarie, il regime parlamentare e la sbvranità popolare >. Ma a questa vostra parola cosl temeraria io oppongo, e ricordo a voi una constatazione che la critica repubblicana ha magistralmente lumeggiato da settant'anni ad oggi: e cioè che il processo formativo dello Stato italiano moderno, essendo stato militare e non rivoluzionario, dall'alto e non dal basso, regio e non popolare, sovrapposto alla coscienza pubblica e non da essa creato, l'Italia non è mai vissuta nell'orbita del costituzionalismo europeo proprian1cnte detto, e, ben lungi dall'averlo sorpassato, non lo ha neanche raggiunto. Non so se il vostro federalismo, che ha~ comunque, l'incomparabile pregio di additare alla democrazia la liberazione dell'uomo dall'uomo e l'autonomia morale dell'individuo come sua ultima meta, sarà proprio la prossima tappa dello svolgimento democratico. Non lo credo. La dialettica dell'economia, sia padronale che operaia, trascina per ora la vita pubblica nel senso dell'accentramento e dello statalismo; ma, anche se cosl non fosse, noi italiani, per quel che ci riguarda, dovremmo ancora continuare a marciare in quegto senso per la semplice ragione, storicamente inconfutabile, che da noi, lo Stato moderno, cioè giuridico e liberale secondo il modello delle grandi nazioni, dell'occidente d' Europa, non è ancora nato. Esso ha tentato, s}, dopo la guerra di farsi largo traverso l'impalcatura del nostro sopravvivente ancien régime paternalistico, de preti siano, giolittiano (e ora mussoliniano), ma ha trovato sulla propria strada degli ostacoli formidabili, e eh~ pur non lo hanno arrestato e vinto. Queste difficoltà giacciono tutte nel terreno storico del paese; il fascismo le ha radunate e potenziate al massimo grado; e ha fatto dell'attuale situazione una vera e propria controrivoluzione non già contro il socialismo nè contro la democrazia, ma, più . a fondo ancora, contro lo stesso Stato moderno, nelle sue minime e elementari esigenze. Un recente articolo, della Voce Repubblicana, a firma tre stelle, presen-· tava il fascismo come un fenomeno tipico dell' < antirisorgimento >; è la verità che io stesso ho tentato di illustrare in alcuni articoli sull'Azione, ... ma lo scrittore della Voce ha il torto di contrapporre il fascismo solo alla visione repubblicana del Risorgimento, trascurando che il contrasto non ~ BibliotecaGino Bianco ,,.

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