124 LA CRITICA POLITICA • gente aggiogata, con la fame in corpo, ~I carro dei trionfatori delle oligarchie plutocratiche; ecc. ecc. Trascurate pure tutto ciò, se proprio volete; ma dovrete pur prendere atto che, pur sotto la bufera, una nuova formazione politica (e non elettorale, come voi dite) è nata, la quale deriva apertamente i propri titoli di nobiltà e di forza dai principi immortali (pre- -cisamente: storicamente immortali) della democrazia. Ora che cosa dite voi di fronte a questo fatto che attesta nell'on. Bonomi e negli amici suoi un singolarissimo vigore di coscienza civile? Credete voi di poter ripetere, ali' infinito, il clicht ( che è reazionario) della democrazia trafficante, corrotta, smidollata ecc. ecc.? O volete invece associarvi al vituperio convenzionale e incosciente degli estremisti, che pur oggi, guarda un po' I mordono la polvere proprio e solo perchè i tanto dispregiati principii sono stati trattati come chiffons de papier f O non è, invece, meglio vedere se precisamente la reazione fascista non abbia essa determinate le condizioni di fatto attuali, nuove e obiettive, dalle quali una democrazia, ·nell'ambiente storico europeo, deve necessariamente venir fuori? ( 1). Se questa vi pare - e mi sembra ovvio - la strada buona, prendete .atto che queste condizioni vi sono, si determinano e si concretano ogni giorno di più, e sono quelle che, nello stesso tempo, hanno fatto perdere al fascismo ogni speranza di consensi veri_ e moltiplicato fino ali' inverosimile il numero dei dissenzienti. Io dico perfettamente l'opposto di voi: non dico, come voi, che, se una democrazia nascesse, sarebbe un miracolo dell'avvenire; e sostengo proprio che il miracolo ci sarebbe se, date le odierne -condizioni, questa democrazia non trovasse la via della luce. La realtà la spreme, oramai, da tutti i pori, ed essa è già n n per diventare l'imperativo categorico del cittadino. Si scorra, in qualunque senso ii voglia, la attività svolta dal partito e ,dal governo fascLsta e si troverà che il bersaglio, la vittima è sempre solo una: le classi popolari nella loro più larga acce- - zione. La piccola borghesia lavoratrice (e anche quella proprietaria) e le m~sse operaie propriamente dette sono accomunate, da due anni ad .oggi, nello stesso triste destino: il mancato pareggio, iJ protezionismo doganale, la impunità dei padroni di casa, la libertà dei produttori e degli intermediarii, il fiscalismo partigiano, e cento e cento altri aspetti, hanno reso in- ~redibilmente disagiate le condizioni di tutte le classi minori delta popolazione, imprigionate, a conti fatti, fra queste due prese di tenaglia: redditi che calano e spese che crescono. Non è forse cosl? Non è esatto, esatto questo quadro doloroso? Aggiungetevi, per dargli il dovuto colore, che tanto per l'una quanto per l'altra di queste classi, vige, di fatto, nella stessa identica maniera, il divieto di riunione e di coalizione, sia politica che sindacale; e poi ditemi se, in questi vastissimi strati di popolazione, sacrificati economicamente e sacrificati perchè privati delle elementari libertà, non vi sia un terreno magnifico, quasi esemplare, fertile e denso, per un esperimento grandioso di realizzazioni democratiche. Qui c'è tutto: l'ele1nento materiale e quello morale; l'interesse che si amplia e si trasforma in idea; la classe che diventa popolo ed echeggia la nazione; c'è tutto. (1) Sì; una democrazia. nuova però, e che non cerchi i suoi generali nei vecchi uomini, i quali malati di riformismo e di elettoralismo dettero nel passato pessima prova ( La Crittca). tjlbliotecaGino Bianco
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