La Critica Politica - anno IV - n. 3 - 25 marzo 1924

LA LEGA DELLE NAZIONI COME NECESSITÀ STORICA 107 lo sfasciarsi dell' Impero Britannico e il suo risolversi in tanti statarelli, molti dei quali a mala pena più popolati del Belgio e della Danimarca ed esposti all'aggressione di potenti nemici segnerebbero l'inizio di nuove terribili guerre e d'una nuova epoca di militarismo trionfante. Nato dalla libertà e dal desiderio di pace esso non· può, specie dato il suo carattere sparpagliato, la sua eterogeneità etnica e le sue libere istituzioni controllate dalla sovranità dell'opinione pubblica, conservarsi che servendo la libertà e la pace del mondo e m~ntenendosene il più saldo baluardo. Non può mantenersi che guidando col suo esempio il resto delle nazioni e guadagnando in influenza ciò che rinuncia in potere. La via della gloria è per esso pur quella della saviezza e della conservazione. E con ciò abbiamo anche risposto all'obbiezione basata sul preteso contrasto tra nazioni capitaliste e nazioni proletarie. Esso non sussiste fra nazioni pià di quel che sussista tra individui e tra classi. Come non è vero che il _ capitale sia solo lavoro non pagato e che si diventi ricchi solo impoverendo altrui ; come non è vero che la ricchezza di una nazione è necessariamente il prodotto dell'impoverimento di altre, cos\ non è punto vero che vi siano in oggi Stati che sono potenti solo perchè altri sono deboli. Le nazioni ricche devono in massima la loro ricchezza al più sapiente uso delle loro risorse naturali nella misura in cui hanno lasciato più libero campo alle iniziative individuali; e lungi esse dall'aver impoverito altri paesi, sono i loro capitali che li hanno messi in valore di qua e di là dagli oceani provocando cos) anche non mai visti au1nenti di popolazione e di prosperità. E come - lo si _è visto in Russia 1 - la caccia ai ·capitalisti e agli imprenditori privati ne ha centuplicata la miseria intellettuale, morale ed economica, cos\ non solo non v'è nessuna ragione di pensare che una catastrofe delle nazioni < capitaliste > gioverebbe alle altre, ove in queste hon esista altrettanta energia intellettuale e morale ed altrettanta saviezza e disciplina sociale accu1nulata ; ma ancora è probabilissimo che queste altre nazioni ne soffrirebbero pù di tutte. Un ·credito finanziario come quello di cui gode Londra non è cosa che facilmente si lasci improvvisare a Tokio o a Roma; esso è il prodotto di esperienze di generazioni vissute in particolari circostanze di sicurezza e continuità di vita storica nel corso di molti secoli ; esperienze rese in Inghilterra possibili dalla insularità, rese impossibili sul continente da guerre e timori di guerre; e che l'ormai declinante sicurezza vanno rendendo sempre più difficile in Inghilterra e sul continente se non, si viene all'organ.izzazione di una sicurezza comune. Il problema non. è quello di distruggere le nazioni <capitaliste> ma di estendere al resto del mondo le condizioni di sicurezza di cui fin qui esse godettero in particolar modo per dono di natura e di estendere ed approfondire la partecipazione di tutte alla gestione dei comuni e superiori interessi economici, culturali, sanitari, politici. Una delle cose che non occorre mai al gretto spirito provincialistico con cui in Italia molti pubblicisti Biblioteca Gino Bianco • I I

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