La Critica Politica - anno IV - n. 2 - 25 febbraio 1924

56 LA CRITICA POLITICA somme ingentissime, cerchi almeno di distribuirli e coordinarli in modo che ne risulti rafforzata e preponderante l'influenza politica del gruppo da essa finanziato. Ma se nell' interesse della Banca il sistema può apparire perfettamente logico, se può oggi giudicarsi frutto di ignoranza o di malafede la ripetizione periodica di vecchie accuse di congiure ·e manovre del ! capitalismo straniero ai danni dell' Italia ; non si deve tuttavia chiudere gli occhi e non riconoscere che quel metodo e la potenza raggiunta da quell'istituto rappresentano un pericolo assai grave per lo sviluppo b di alcuni rami dell')ndustria e per tutta l'economia nazionale. Un primo effetto - secondo noi dannosissimo - lo si è già visto in questi ultimi due anni. La rovina disastrosa dell' Ilva, seguita a breve distanza da quella dell' Ansaldo, non imputabile certamente alla campagna degli ~ntiprotezionisti e di cui nessuno di questi ha avuto il cattivo gusto di rallegrarsi, poteva almeno permettere, colla eliminazione del maggiore interesse contrario, di seguire una politica, che, mantenendo in vita una modesta e limitata siderurgia nazionale, liberasse una volta per sempre l'industria me~canica da una soggezione, che ne ritarda, e ne ostacola lo sviluppo. Invece coll'intervento della Commerciale non solo si è ricostituito, press'a poco nelle vecchie proporzioni, il grande trust del1' Ilva, ma coi legami stretti fra questa, l'Elba, il gruppo Terni-OrlandoOdero, e gran · parte della siderurgia Ligure-Lombarda e Piemontese si è creato o ci si avvia a creare il fronte unico della siderurgia, che i:ion solo ci ha impedito di ottenere il beneficio sperato, non solo ha determinato il seppellimento del" voto unanime per la sostituzione del premio di produzione al dazio sulla ghisa, ma farà sentire ben presto i suoi effetti più dannosi quando si intensifichi la tendenza all'aumento nella richiesta dei prodotfi siderurgici, di cui si hanno già accenni promettenti. Per l' industria dei concimi chimici il monopolio, che non si è ancora riusciti a costituire, ma verso il quale si tende con tutte le forze, rappresenta una minaccia così evidente per gli agricoltori e per l'avvenire dell'economia agraria, che non vi è davvero bisogno di darne alcuna dimostrazione. Ma il campo in cui il monopolio, nonostante le giustificazioni dei tecnici, sembra a noi più pericoloso, e dov' esso, come si è detto, è ormai pèr opera della Banca un ~atto comp!uto, è quello delle industrie elettriche. La concorrenza - si dice ed è in gran parte vero -- aumenta i costi di produzione e di distribuzione di energia; gli accordi fra le varie imprese rappresenterebbero quindi in questo ramo d'industria un beneficio invece che un danno per il consumatore. Ma il ragionamento ha il torto di essere unilaterale, e non ci dice affatto quale potrà essere la condizione dei consumatori, quando - a Biblioteca Gino Bianco ·

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