Banca ed Industria Dobbiamo essere grati alla Banca Commerciale Italiana per la pubblicazione di un opuscolo che, indirizzato agli uomini di affari, non insegnerà forse a questi molto di nuovo, ma a noi ed a tutti i profani apre un largo spiraglio di luce su quel mondo misterioso. I < Cenni intorno ad alcuni valori industriali> pubblicati probabilmente per favorire il collocamento di nuove o vecchie azioni, contengono brevi ma preziose notizie sull'attività di 25 società anonime finanziate e più o meno controllate dalla Banca Commerciale. Il numero delle società prese in considerazione può apparire eccessivamente esiguo, quando si osservi che al 30 giugno 1923 le anonime registrate in Italia ammontavano a 7266. Ed anche il capitale delle 25 società, per quanto assai rilevante (2247 milioni), non rappresenta che una decima parte di tutto il capitale investito, effettivamente od apparentemente, in Italia nelle società per azioni (22.706 milioni). Ma, anche prescindendo dal fatto che i < Cenni > non parlano che di alcune soltanto fra le industrie direttamente controllate dalla Commerciale, e che questa poi, attraverso ad altri istituti bancari a cui è strettamente legata, esercita il suo controllo sopra un numero assai più grande di altre industrie ; a parte tutto ciò, l'opuscolo ha un notevole interesse non tanto per la quantità, quanto per la qualità, poichè rivela il metodo seguito dal nostro massimo istituto di credito mobiliare nella- scelta delle industrie da finanziare. A differenza dei due vecchi concorrenti i quali procedettero nei loro finanziamenti in forma tumultuaria ed ebbero anche per questo una sorte tanto avversa, la Commerciale si è rivolta di preferenza a pochi gruppi organici di industrie. Eccettuate infatti quattro so]e società indirizzate a scopi diversi (La Rinascente, la Manifattura Pacchetti, la Compagnia veneziana dei grandi alberghi, e la Fabbrica candele di Mira), le altre 21 imprese di cui la Banca s' interessa appartengono tutte a quattro soli gruppi : industrie elettriche, industrie siderurgiche e meccaniche, industrie minerarie, imprese di navigazione. Di quest'ultimo gruppo l'opuscolo non prende in considerazione che due sole società: la Navigazione Libera Triestina con 110 milioni di capitale e la Navigazione Generale Italiana con 300 milioni. Dato che oggi e~istono in Italia 68 società armatoriali con 1234 milioni di capitale, sembrerebbe dunque che non sussistesse affatto quel predominio della Biblioteca Gino Bianco . .
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