La Critica Politica - anno IV - n. 2 - 25 febbraio 1924

,_ GLI SLAVI NELLA NUOVA EUROPA 79 si forma lentamente a pezzo per pezzo. Dapprima cominceranno le intese e più stretti legami, qua e là, tra singole nazioni. Esiste ancora il gruppo della Grande Intesa, che malgrado tutti i disaccordi politici ed economici tra i singoli suoi membri, pure rappresenta una riconosciuta autorità internazionale. Esiste poi la Piccola Intesa e l'accordo tra Czecoslovacchia e Polonia da una parte ed Austria dall'altra, mentre si fanno contemporaneamente i tentativi per giungere a migliori rapporti tra la Polonia ed i piccoli Stati baltici ; anche i vari staterelli caucasici nella Russia meridionale cercano di accordarsi tra loro. Ovunque, vediamo si fanno sforzi per la concordia. In connessione a tutto ciò bisogna ricordare anche che la Società delle Nazioni opera nello stesso senso insieme alle Conferenze Internazio~ali di Washington, Cannes, Genova ecc. Parecchi anni avanti la guerra, un movimento nella letteratura politica e filoso~ica conosciuto sotto il nome < Francia nuova > provocò molte .. speranze nella Francia stessa. Il nome più caratteristico di questo mo.- vimento era forse quello di Romain Roland ; ma accanto a lui vi er~ tutta una serie di pensatori, poeti ed altri artisti che dedicavano la loro opera alla rinascita della Francia ed ai legami più stretti con I' Europa 11 Non è necessario vedere se questa gente aveva un programma chiaro per la unione politica dell'Europa. È invece interessante il fatto che essi volevano preparare nuove basi morali e filosofiche su cui avrebbe potuto riposare l'unione organica delle nazioni civili d'Europa. La guerra ha rovinato molto di ciò, ma non è caduta la speranza che le aspirazioni di Romain Roland, e di tanti altri, apportino qualche frutto nella Francia del dopoguerra. Ançhe nella Germania, seppur in minore misura, uomini distinti predicano la fratellanza europea ed internazionale, che abbraccierebbe tutto. I desideri nazionali sono in gran parte soddisfatti con l'organizzazione · dell' Europa dopo la guerra. È vero anche che l'Europa non è ordinata completamente secondo il principio nazionale, ma gli Stati odierni corrispondono lo stesso a tale prin~ipio, tanto quanto basta a rendere superflua qualsiasi guerra per motivi nazionali. Alle minoranze nazionali sarà ovunque garantfto il loro sviluppo culturale, mentre le nazioni si avvicineranno l'una all'altra; i disaccordi verranno risoluti in via pacifica, senza guerre. Il .sentimento nazionale non sostituirà l' internazionalismo creatosi tra le nazioni ; i program~i nazionali diverranno però più posit.ivi, l'amore verso la propria nazione non genererà turbamenti o perfino odio verso gli altri popoli. Rimarrà il nazionalismo sensato, ma scemeranno gli odt nazionali. Non si deve temere che la cosidetta < balcanizzazione > dell' Europa impedisca i rapporti di buon vicinato tra le nazioni. In questo senso, molti americani ed inglesi, abituati alle situazioni territoriali, dove non vi sono difficoltà linguistiche e di comunicazioni, dimostrano un' inquieBiblioteca .Gino Bianco • 1 \

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