IL MITO DELLA DEMOCRAZIA 51 tiche dei ceti, delle categorie, delle coalizioni di particolari interessi? Neppure oggi avverte questi fermenti di vita nuova, queste esigenze di un nuovo assestamento ; la sua critica al fascismo è frammentaria, epi_sodica, formalistica; non comprende il fenomeno complesso, e in quanto non lo intende e non lo supera, come non comprese ~ non super~ l' infatuazione bolscevica. La democrazia elettorale è un cadavere da seppel- •lire, e non una persona viva da elevare sugli scudi. II con1pito di preparare il domani non può affidarsi alle mani tremolanti di Bono1ni e dei suoi, che già fecero la loro prova con manifesto insuccesso. Occorrono uomini e idee nuove : occorre uno spirito nuovo, che si riallacci alle prof onde tradizioni della stirpe e additi la meta nuova : e questo spirito nuovo va ricercato non nei grandi centri urbani, ma nelle campagne, con devota fede, con l'animo disposto al sacrificio umile e ignorato, con la volontà intesa tutta a comprendere le aspirazioni dei <rurali> che sono la grande riserva delle energie italiane. Milano e Torino ci danno l'attività industriale pulsante e fervida; Roma, Napoli, Firenze, Palenno ci danno l'attività artistica e intellettuale; ma gli innumeri centri minori, le campagne costituiscono il vero nerbo della vitalità italiana; è in questi centri minori che si produce e si risparmia, che si accumulano le energie per il domani ; alla valorizzazione di questi centri minori e minuscoli necessita sopratutto provvedere. Questo l' indirizzo nuovo e fecondo, su cui richiamiamo !'attenzione dei giovani: questo il significato intimo del nostro regionalismo, così profondamente diverso da quello accademico di Don Sturzo. Guardare alla provincia e non alla capitale ; alla campagna e non alla città; all'artigianato, alla piccola industria, all'agricoltura e non all' impresa plutocratica è un programma che può sembrare troppo modesto e troppo passatista, ma pure in esso - secondo noi - è la realtà concreta della vita italiana, è la forza capace di sviluppi grandiosi, è la garanzia di avvenire. A questa sola democrazia noi crediamo, non a quella mitica in ·cui spera il professore Fovel : ed essa avrà i suoi istituti nel Comune, che richiami in vita l'antico e glorioso ordinamento dei Comuni italiani, e nel nuovo Parlamento dei Comuni e delle Regioni, tutti subordinati, per istintivo senso di solidarietà e unità nazionale, alla Patria come feconda conseguenza dell'affratellamento cementatosi nell' ultima guerra. È una nuova Costituzione quella cui bisogna mirare con fede e con ferma speranza, preparandola con la intensificazione della produzione agricola, con lo sviluppo delle arti minori e con la diffusione della cultura, e mettendo il proprio spirito in comunione con quello dei rurali ; è un nuovo Parlamento quello verso cui bisogna tendere, libero dal dominio dei- partiti e dei professionisti della politica ed espressione genuina delle varie f (?rze locali, dei centri vitali dell'economia italiana, senza grandi retori che divaghino in cicalate armoniose ma inconcludenti, ma con uomini pratici che abbiano idee chiare e sappiano attuarle per l'esperienza acquisita nella produzione e nel lavoro. Biblioteca Gino Bianco .. I
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