La Critica Politica - anno IV - n. 2 - 25 febbraio 1924

IL MITO DELLA DEMOCRAZIA 51 tiche dei ceti, delle categorie, delle coalizioni di particolari interessi? Neppure oggi avverte questi fermenti di vita nuova, queste esigenze di un nuovo assestamento ; la sua critica al fascismo è frammentaria, epi_sodica, formalistica; non comprende il fenomeno complesso, e in quanto non lo intende e non lo supera, come non comprese ~ non super~ l' infatuazione bolscevica. La democrazia elettorale è un cadavere da seppel- •lire, e non una persona viva da elevare sugli scudi. II con1pito di preparare il domani non può affidarsi alle mani tremolanti di Bono1ni e dei suoi, che già fecero la loro prova con manifesto insuccesso. Occorrono uomini e idee nuove : occorre uno spirito nuovo, che si riallacci alle prof onde tradizioni della stirpe e additi la meta nuova : e questo spirito nuovo va ricercato non nei grandi centri urbani, ma nelle campagne, con devota fede, con l'animo disposto al sacrificio umile e ignorato, con la volontà intesa tutta a comprendere le aspirazioni dei <rurali> che sono la grande riserva delle energie italiane. Milano e Torino ci danno l'attività industriale pulsante e fervida; Roma, Napoli, Firenze, Palenno ci danno l'attività artistica e intellettuale; ma gli innumeri centri minori, le campagne costituiscono il vero nerbo della vitalità italiana; è in questi centri minori che si produce e si risparmia, che si accumulano le energie per il domani ; alla valorizzazione di questi centri minori e minuscoli necessita sopratutto provvedere. Questo l' indirizzo nuovo e fecondo, su cui richiamiamo !'attenzione dei giovani: questo il significato intimo del nostro regionalismo, così profondamente diverso da quello accademico di Don Sturzo. Guardare alla provincia e non alla capitale ; alla campagna e non alla città; all'artigianato, alla piccola industria, all'agricoltura e non all' impresa plutocratica è un programma che può sembrare troppo modesto e troppo passatista, ma pure in esso - secondo noi - è la realtà concreta della vita italiana, è la forza capace di sviluppi grandiosi, è la garanzia di avvenire. A questa sola democrazia noi crediamo, non a quella mitica in ·cui spera il professore Fovel : ed essa avrà i suoi istituti nel Comune, che richiami in vita l'antico e glorioso ordinamento dei Comuni italiani, e nel nuovo Parlamento dei Comuni e delle Regioni, tutti subordinati, per istintivo senso di solidarietà e unità nazionale, alla Patria come feconda conseguenza dell'affratellamento cementatosi nell' ultima guerra. È una nuova Costituzione quella cui bisogna mirare con fede e con ferma speranza, preparandola con la intensificazione della produzione agricola, con lo sviluppo delle arti minori e con la diffusione della cultura, e mettendo il proprio spirito in comunione con quello dei rurali ; è un nuovo Parlamento quello verso cui bisogna tendere, libero dal dominio dei- partiti e dei professionisti della politica ed espressione genuina delle varie f (?rze locali, dei centri vitali dell'economia italiana, senza grandi retori che divaghino in cicalate armoniose ma inconcludenti, ma con uomini pratici che abbiano idee chiare e sappiano attuarle per l'esperienza acquisita nella produzione e nel lavoro. Biblioteca Gino Bianco .. I

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