PATRIA E LIBERTÀ 67 i vecchi e i nuovi tiranni : " Il sacrificio della patria nostra è consumato; tutto è perduto! (1). UNITÀ E INDIPENDENZA PER SETE DI LIBERTÀ. Tutto non era perduto. Al contrario I Il terr~no già sterile per secoli di soggezione supina, in venti anni era stato nonchè smosso, sconvolto. Sangue di martiri era stato versato senza risparmio dalle Alpi al capo Passero. Il buon seme era gettato .... L'Italia non era passata invano, dal 1796 al 1815, attraverso" tanti sconvolgimenti e rivoluzioni. Gli italiani avean bevuto al calice della libertà, e più volte s'eran creduti sul punto di costituirsi a nazione indipendente. Le idee erano uscite dal chiuso circolo dei dotti e dei letterati ; la vita popolare a più riprese aveva potuto svolgersi apertamente, in ogni sua esplicazione alla luce del sole. < Il popolo italiano - scrive il De ·sanctis (2) - era stato agitato ne' più intimi recessi: eran sorti nuovi interessi, nuovi bisogni, altri costumi. E quando, dopo il 1815, parve tutto ritornato nel primo assetto, sotto a quella vecchia superfice fermentava un popolo profondamente tra- ' sformato da uno spirito nuovo, che ebbe, come il vulca~o, le sue periodiche eruzioni, finchè nQn fu sodisf atto >. È da questo spirito nuovo, democratico e rivoluzionario, eh' è sorto il sentimento patriottico, che doveva essere una delle molle più forti di riscossa del popolo italiano dal 1815 al 1870 e l'educatore spirituale delle generazioni immediatam·ente successive. Quando nel 1814 Francesco 11° d'Austria agli ingenui deputati lombardi, andati a chiedergli l' indipendenza promessa dai generali vincitori del < tiranno corso>, rispose: Bisogna che i Lombardi dimentichino d'essere Italiani, era troppo tardi. La cappa di piombo della Santa Alleanza non poteva più sopprimere il passato nelle menti e nei cuori, nella letteratura, nella filosofia e nella storia. Anzi, nel fcrzato. raccoglimento, sotto l'aculeo della persecuzione, le aspirazioni ed i programmi s-i precisarono; e do.po altri quindici anni circa Giuseppe Mazzini poteva raccoglierne le file sparse in un nucleo concreto ed organico di uomini e di idee. Il desiderio più intenso, il sogno più caro era la libertà. Si voleva l' Italia libera dagli oppressori indigeni e stranieri, ordinamenti rappresentativi, milizie popolari, uguaglianza legale dei cittadini, dritto di stampa, d'associazione e di riunione, ecc. Combattere per la patria, per < liberare l'Italia >, significava tutto ciò. In seguito, attraverso l'esperienza di un cinquantennio, s'è visto quanto · ( 1) Sono le note parole con cui cominciano Le ultime lettere ·di Jacopo Ortls, il breve romanzo d'amore in cui il Foscolo ha versato tutta l'anima sua di adoratore della patria e della libertà. Qua e là vi sono accenni a problemi più vasti e di carattere sociale; ed in certi punti l'autore si spinge ad un'arditezza di propositi, che oggi potrebb'ero sembrare.... istigazione a delinquere < Oh I se ll tiranno fosse uno solo, e t servi Josser() meno stzipidi, la mia mano . basterebbe. Ma chi mi blaslma or dl vlltà, mi accuserebbe allor di delitto .... > ecc. (Prose letterarie, Edit. Le Monnier, Firenze, voi. 1,· pag. 12). Questo libretto prima del 1860 riempiva d'entusiasmo la gioventù italiana, che lo ricercava e leggeva di nascosto, proibito com'er.a negli Stati pontificio, borbonico e lombardQ-yeneto. (2) Fr. DE SANCTIS: Storta della letteratura italiana. (Fr. Treves, Milano), p. 327. • I BibliotecaGino Bianco '
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