La Critica Politica - anno IV - n. 2 - 25 febbraio 1924

60 LA CRITICA POLITICA parlare. Corresponsabili della sconfitta gli attuali dirigenti della variopinta opposizione. Dei quali perciò l'opinione pubblica diffida, ha, grossomodo, ragione di diffidare. Sono dei generali battuti ; potranno ancora combattere, anche vincere; non è prudente però affidare loro il comando supremo. Ora le varie opposizioni si sono cristalizzate nelle antiche formule : nella impossibilità pratica che i vecchi capi apprendano qualcosa dalla sconfitta, non appaiono uomini nuovi che correggano, aggiornando, . . . 1 vari programmi. Il liberalismo di destra del Corriere della Sera, che pur gode di ogni rispetto e di larghe simpatie, non affida: non arriva alla libertà della lotta di classe, senza della quale si può parlare di libertà solo per antifrasi. Nè persuade del tutto la democrazia de Il Mondo, attaccata più a ferire con la critica che a ricostruire, a dare la propria ricostruzione. Molto ci sarebbe da dire del vecchio Turati, che, in fondo, assorbe in sè quasi tutto il socialismo. Mentalità da· figlio di prefetto del Regno d' ItaJia, disse, due anni fa; uno studioso di cose politiche, che non occorre nominare. Gli concediamo la fede, oltre alla buona fede, non il contenuto pratico. Opposizioni di gruppi minori, repubblicani ecc., sono gravidi di idee, non si vede come di azione. Giovani studiosi teorizzano molto fortemente, ma per l'azione c'è tempo. Ora anche il p. p. ripubblica, per le elezioni, il suo vecchio programma del '19, si gloria anzi di ripresentarsi tale e quale come nel '19. Troppo poco, parmi, oltre che imprudente. Lasciamo da parte l'importanza, davvero preminente, del suo atteggiamento pratico di opposizione. Ma il pubblico bene o male, più bene che male, pensa .che quel programma, che quegli uomini furono sopraffatti, che non seppero antivedere e arginare la 1narea reazionaria. Qualche cos'altro bisogna pur portare al suo cervello, per nutrirne la f~de, perchè ricostruisca, filo per filo, il tessuto scombussolato dal fascismo della logica quotidiana di cui si alimenta. Le classi medie, le classi così dette intellettuali, se debbono lanciarsi in una lotta a fondo, definitiva, per la democrazia, non vogliono correre di nuovo il rischio di vedersi di nuovo guidate così balordamente da essere schiacciate ogni volta che faccia comodo alla reazione, e di dover pagare di persona. In mancanza gli uomini, nuovi, han bisogno, almeno, di for1nule nuove. Se no preferiscono, italianamente, di avvicinarsi, far la rana, aspettare .... lo stellone. Ora non si tratta di problemi elettorali. Non è solo per un atteggiamento del suo spirito polimorfo che Mussolini guarda con qualche disgusto al Parlamento e alle elezioni, ma gli è perchè sente che il problema della vita italiana non è nel Parlamento. Lui stesso del resto la sna soluzione l'ha promossa fin dal principio, fuori del Parlamento. Ora anche il paese sente che il problema del nuovo indirizzo da darsi non si risolve formando una Ca~era antifascista, come, del resto, una Camera fascista, non offrirebbe nessuna seria difesa al presente governo contro una sollevazione dell'opinione pubblica. E se il Parlamento ha dimostrato la sua Biblioteca Gino Bianco

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