46 LA CRITICA POLITICA però è che tale Partito si è fatto sentire e ha fatto parlare di sè ora solamente, che il suo programma (e cioè la carta statutaria del partito) venne discusso e approvato in un Congresso tenuto a Torino appena qualche mese fa e che i suoi esponenti maggiori (deputati e non deputati) provengono dai più diversi partiti (popolare, socialista, liberale) dei quali furono fino a ieri militanti attivi. Partito nuovo dunque ; tanto nuovo che il suo segretario comm. Insabato (sarà certo un .... cqnta~ino autentico 1) s'è recato a sottoporne il programma al Capo del Governo e Duce del Fascismo, il quale se ne è vivamente con1piaciuto < apprezzandone - dice un comunicato ufficiale - il carattere schiettamente nazionale, la finalità di pace e di lavoro, la funzione che esso può compiere agendo liberamente nell'ambito delle forze che si dedicano al servizio della na- . z1one >. Ed ecco spiegato tutto. Sappiamo ora benissimo di che precisamente si tratta. I popolari gridano già che si tratta di un espediente del governo per distaccare da essi le masse dei contadini. Se fosse possibile farsi intendere dagli interessati e dar loro un consiglio diremmo di staccarsi pure dagli uni, ma di tenersi ben lontani anche dagli altri. Ci guadagneranno sempre. Italia e Jugoslavia. L'accordo colla Jugoslavia sulla spinosa questione di Fiume è stato raggiunto. Dopo anni di controversie è un risultato sul quale non si sperava quasi pfi). Ed è una minaccia grave per la malsicura pace eurepea che scompare. Come italiani abbiamo ragione di esseJTe altamente soddisfatti e dobBiblioteca Gino Bianco biamo rendere merito al governo di · Mussolini per aver conseguito questo risultato. Ogni dissenso sul inerito della nostra politica estera, sullo spirito che l'ha guidata negli ultimi mesi, scompare di fronte al fatto ché la questione di Fiun1e è definita, che viene a cessare con ciò un motivo di grave contrasto e scongiurato ogni pericolo di guerra tra noi e i nostri vicini, che la italianissima città del Quarnaro potrà alfine, dopo tanto martirio, sperare di vivere. Il fatto politico è grande anche se non fosse accompagnato, come si anJ?Uncia, da un vero e proprio "patto di amicizia " tra l'Italia e gli sia vi dell'Adriatico. L'amicizia verrà se noi sapremo volerla e prepararla colle opere successive. Vincere l'ambiente di diffidenza e di ostilità che esiste per n.oi tra le popol4zioni sia ve della distrutta monarchia danubiana non sarà, nem1neno ora, agevole impresa. Ma è possibile. Ed è indispensabile . L'accordo di oggi, non illudiamoci, forse non è che il risultato di un atto di forza: dovendo· scegliere,_la Jugoslavia ha finito col preferire la soluzione che avrebbe importato per lei il minor sacrificio. La situazione interna dello Stato S. K. S. è tutt'altro che lieta. Pericolo di guerra voleva dire pericolo di dissoluzione. Però se le circostanze e la politica del pugno forte hanno permesso il risultato immediato, la sola politica che può assicurarcelo durevolmente e utilmente sarà quella che si proporrà di fare del pomo della discordia di ieri un istrumento efficace di cordiaiità e di amicizia tra noi e gli slavi dell'Adriatico. I motivi che ci hanno diviso sono anche fortissime ragioni per tenerci uniti. È il momento di far prendere alla nostra politica estera, per quel che ha riguardo ali' Adriatico e ai Balcani, un nuovo orientamento.
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