La Critica Politica - anno IV - n. 1 - 25 gennaio 1924

44 LA CRITICA POLITICA senso piuttosto che nell'altro risulta evidente attraverso la lettura dei quotidiani. Noi - senza pretendere di atteggiarci. a profeti, che non è il nostro mestiere - crediamo che Mussolini si deciderà per una lista molto vicina a quella intransigente desiderata dai suoi, comprendendovi alcuni pochi uomini che, pur essendo fuori del fascismo, hanno acquisito di fronte ad esso tali titoli di benemerenza o di dedizione da non poter esservi esclusi - Salandra, ad esempio. Questi signori non saranno inclusi nella lista nella loro veste politica, ma in quella di capacità tecniche da utilizzare nel governo dello Stato. Piuttosto una questione 1nolto delicata, che Mussolini dovrà risolvere e che avrà grande influenza nella situazione interna del fascismo, sarà quella delle proporzioni che nazionalisti e fascisti terranno nella lista. Ricordiamo che i nazionalisti si sono bensl fusi nel fascismo, ma non già confusi : i quadri restano sempre. Mussolini non ha nessun interesse ad assorbire nella sua lista i vari gruppi che si sono appoggiati al fascismo o che sono sorti all'ombra della sua protezione e che per ciò si chiamano nazionali. Il suo interesse è che concorrano alla ripartizione dei posti di minoranza. E in tal senso, può prevedersi, li aiuterà efficacemen te. Essi renderebbero in tal modo un altro servizio al fascismo - anzi il primo servizio veramente utile - limitando maggiormente ai partit~ di opposizione il limitato numero di posti che la nuova legge elettorale riserva alle minoranze. E ciò sempre nel caso ch·e Mussolini intenda ·sul serio accordare e garantire alle opposizioni la partecipazione al giuochetto elettorale. Potrebbe darsi, infatti, che la funzione della minoranza dovesse essere riservata alla rappreBiblioteca Gino Bia·nco sentanza dei soli partiti filofascisti i quali, dopo tutto, in fatto di denominazioni politiche presentano tutte le sfumature possibili: vi sono· i liberali (da Giovannini a Scarfoglio); i demo-. cratico-sociali (Di Cesarò e compagnia); i riformisti ( da Dello Sarba a Berardelli e Cassola) ; i popolari nazionali (Cavazzoni, Mattei-Gentili, Martire, Vassallo); i socialisti nazionali (Ferri, Colombino, Umberto Bianchi); i cattolici nazionali ( con Cornaggia): i repubblicani nazionali ( con B~zzi) e persino un partito di classe, il partito dei contadini I Le opposizioni. Parliamone a parte. Esistono delle opposizioni al fascismo. Non esiste un'opposizione vera e propria. Anzi, per essere sinceri, in effetti non esistono nemmeno delle opposizioni. Perchè vi fossero dovrebbe esserci un'azione delle opposizioni, che invece manca del tutto. V'è una parte della stampa che fa la critica del nuovo regime; vi .sono delle proteste, molte proteste; l'insofferenza è diffusa; il malcontento aumenta; ma il fascismo non ha ancora trovato resistenze sensibili. La eventualità delle elezioni poteva offrire alle cosidette opposizioni l'occasione d'incontrarsi e di essere di fronte al partito dominante quello che non sono state finora: una forza. Invece l'incontro non c'è stato e non ci sarà. La materia non si presta ancora per una fu~ione. C'è troppa eterogeneità. Ci sono troppi detriti che affiorano alla superficie dei quali non si potrebbe fare a meno e che è bene siano lasciati al loro fa tale destino. Le forze che conservano una vitalità intatta hanno l'istinto della conservazione e difendono come possono, magari coll'astinenza, la loro salute e con essa il loro avvenire. Del resto

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