La Critica Politica - anno IV - n. 1 - 25 gennaio 1924

4 LA CRITICA POLITICA necessità obiettive - quella di diritto, dare chiaramente responsabilità con diritti e doveri ai funzionarii, richiamando in vita gli antichi istituti della nostra tradizione giuridica, poteva essere un correttivo efficace al politicantismo invadente. La burocrazia dei ministeri romani, che manipola le riforme con la sua mentalità, ha in gran dispetto questi funzionarii degli enti locali, e si guarda bene dal riconoscere loro formalmente quella personalità che di fatto essi hanno, e che da un chiaro riconoscimento acq~isterebbe maggiore e migliore efficacia. Che i funzionarii degli enti locali meritino questo riconoscimento del loro affetto e della loro specifica competenza fu riconosciuto apertamente tre anni fa nel Congresso degli amministratori degli Ospedali, tenutosi nelle sale di Santo Spirito a Roma. Il rappresentante degl' impiegati delle Opere pie di Milano disse con sincerità e senza retorica (come io ri- - levai nel Resto del Carlino) i propositi di collaborazione devota.dei funzionari degli enti con gli amministratori di essi, e gli amministratori con. un applauso spontaneo risposero a quelle dichiarazioni sentite intimamente. Il giornale di classe di questi funzionarii - Fraternità - era egualmente ispirato a questi sentimenti, e ciò non· dipende certo da qualità personali degli impiegati delle Opere pie, fatti come tutti gli altri uomini, ma dalla loro posizione, dal fatto che essi una volta entrati in un ufficio sanno che difficilmente si muoveranno ; dovendo vivere di quella istituzione finiscono per amarla, per dedicarle tutta la loro intelligenza, per farsene una creatura propria. Si crea fra l'opera pia e il suo funzionario un vincolo personale, un legame di affetto : da questo vincolo proviene quel po' di bene che essi possono fare. Riavvicinarsi all'antico istituto del massaio sarebbe stato certamente più utile che l'affidare a un funzionario politico la potestà di nomina dei componenti la Congregazione. In questa riforma è innegabile il proposito di estendere sempre più le funzioni e le ingerenze dello Stato con quella tendenza ali' accentramento, che si concilia benissimo col decentramento burocratico : nello stesso decreto le aumentate facoltà dei Prefetti per lo scioglimento delle Amministrazioni delle Opere pie (1) e per l' imposizione coatta di federazioni, l'abolizione dei pareri degli enti locali in inerito alle riforme statutarie delle Opere pie sono altrettanti passi sulla via della soppressione delle autonomie locali, che è in fondo l'aspirazione di ogni burocratico romano. La burocrazia romana vuole irretire tutta la vita nazionale nelle sue maglie; è la piovra tentacolare che sempre più allunga le sue braccia e stringe i suoi nodi, per congenita tendenza, con l' illusiont! di portare (1) La legge del 1890 circondava di una serie di garanzie lo scioglimento delle Amministrazioni delle Opere pie: con la nuova legge il Prefetto può scioglierle a suo libito, senza alcuna formalità. La sua volontà fa legge. Tutti vedono quali conseguenze ciò debba avere per enti di carattere prevalentemente patrimoniale. Nelle Opere pie si discute sempre di affari: vendite acquisti, affitti ecc.: dare questi enti in balla di un funzionario politico e togliere agli ammini: stratori ogni autonomia è estremamente pericoloso. Biblioteca Gino Bianco

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