La Critica Politica - anno IV - n. 1 - 25 gennaio 1924

, ' ... 26 LA CRITICA POLITICA pea. Quel vincolo, anzichè sp{:!zzarsi, si estenderà: solo la volontà d~- gli Alleati ha potuto impedire .all' Austria di unirsi federalmente al resto della Germania. La più grande unità acc~ntrata che esistesse in Europa, l'impero degli Czar < sovranità una e indivisibile > s'è sfasciata al1' improvviso, in un giorno solo. Ma la Russia, frazionatasi colla caduta dell' Impero in innumeri Stati, sta risorgendo come unità politica attraverso il vincolo federale. E nei Balcani va ogni giorno guadagnando terreno la convinzione che l'unità .e la tranquillità di quelle popolazioni in continuo fermento potranno raggiunger~i attraverso un sistema fede- · raie, tanto che è possibile trovarla affermata nei programrni di partiti di nazionalità diverse e tra loro contrastanti. Il federalismo è un punto di riferimento e di aspirazioni comuni ed è destinato ad agire come un fattore unitario nella storia europea : in quella che si fa come, e maggiormente, in quella che si farà. - Cosa quindi si vuol significare, quale è il pericolo che si paventa, quando si osserva che il regionalismo comprometterebbe l'unità? Di quale unità s'intende parlare ? Dell' < unità e indivisibilità della sovranità> ; dell'unità che è potere unico, sovranità di un solo su tutti? Ma questa è unità oppressiva, unità fascista se si vuole ; ma non è, non può essere, unità· di consensi, di volontà,' di opere. È la dittatura; non è, non può essere la libertà. E senza libertà vi sono sudditi, non popolo, non Nazione. Il regionalismo comprometterebbe certamente questa unità che non è unità. I suoi avversari hanno ragione : tra regionalismo e < unità e indivisibilità della sovranità > non c' è conciliazione possibile, l'uno esclude nec~ssariamente l'altra. I_v1ala Nazione italiana, come unità territoriale politica e spirituale, cosa avrebbe da temere dal regionalismo ? La ricostituzione dei vecchi piccoli Stati, forse ? Eh via, non creiamo inutili fantasmi e pericoli impossibili ! L'esistenza di tale pericolo fu un vecchio motivo che servl assai bene di pretesto politico alla Dinastia Piemontese per insediarsi da padrona sull' unità italiana che gli altri - i mazziniani e i federalisti, i repubblicani dell'una e dell'altra tendenza - avevano con opera di apostolato e di sacrificio, coi < pazzeschi ardimenti> preparato potentemente nella coscienza della Nazione e imposto ai recalcitranti, ai timidi, a quegli stessi uomini di Stato piemontesi che, comunque benemeriti e grandi, anteposero sen1pre al fine nazionale la preoccupazione dinastica. Allora, quando il fatto qell' Italia frazionai~ era presente e recente, il pretesto poteva avere una parvenza di verità e di giustificazione. Era però sempre, pure allora, un pretesto. Ognuna delle dinastie che cadeva, cadeva senza possibilità di risorgere. Per ristabilire le corti di Toscana, di .Parma, di Modena non si sarebbe trovato un italiano disposto a versare una goccia del suo sangue. Il Papa stesso - nonostante l'alto dominio esercitato sulla popolazione italiana, cattolica - per tentare di difendere il proprio dominio temporale ha dovuto far ricorso all'aiuto straniero e a truppe mercenarie. Volontari disposti a comBiblioteca Gino Bianco

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