La Critica Politica - anno IV - n. 1 - 25 gennaio 1924

REGIONI E PARTITI 21 Non è, dunque, soltanto questione di burocrazia. Certo, la piaga buro- -cratica è oggi la ragione più immediata (e più autorizzata), ma fermarsi ad essa come fanno alcuni studiosi, fra cui il De Ruggero, significa fermarsi alla superficie del problema, non penetrarne il valore intimo che è insieme, politiço, economico e spirituale. L'impulso tende all'autonomia, come proposito di risorgimento post-bellico med~ante lo sfruttamento e sviluppo delle 'attività, competenze e coscienze locali : nè sono un mistero i fermenti separatisti vivi in ·talune regioni d' Italia. Questi fermenti interpretano il disagio provocato dalla disparità di trattamento governativo fra le varie regioni, e la coscienza del benessere che una vita autonoma re~herebbe alla regione singola: la Sicilia sarebbe ricchissima stando a sè. Da qui la tendenza, non più segreta, d'ogni regione a valorizzare per conto proprio le proprie ·risorse, a far di sè un piccolo Stato, un'entità egoistica che trovi la sua completezza nella sua unità territoriale, in perfetto disinteresse d'ogni altra entità. Si arriverebbe cosl al frazionamento della sovranità. Ma già, da un pezzo, un moderno studioso delle trasformazioni del diritto pubblico, Léon Duguit (1) si è accorto che il principio della sovranità una indivisibile inalienabile imperscrittibile urta contro due tendenze moderne: il decentramento e il federalismo. Gli stessi comuni francesi, pel Duguit, sono un esempio assai netto di collettività locale decentrata, titolare d'un autonoma sovranità. Ora ciò è inconcepibile con l'unità e indivisibilità della sovranità. È stato affermato, è vero, che le collettività decentrate hanno solo l'esercizio non il · titolo della sovranità, questo rimanendo intatto e strettamente aderente alla personalità unica della Nazione: ma in effetto l'esercizio, connesso alla volontà, è devoluto agli agenti locali, i quali sarebbero agenti di Stato se le prerogative sovrane non fossero concesse alle collettività locali. Quel che vale per il decentramento, vale, a maggior ragione, per il sistema federalista, che, a dir dell' Esmein < fractionne la souveraineté > ·(2). Dunque, l'unità della sovranità, è, dal regionalismo, compromessa ; e il Prof. Silvio Perozzi si preoccupa di questo frazionamento (3). Potrebbe temersi, egli avvisa infatti, che il moto centrifugo, una volta iniziato, non trovi il suo arresto che_ nelle spezzettamento infinitesimo, nell'entità e unità dei comuni. Per quel ~he riguarda l'Italia, Crispi riteneva che l'impulso regionalista potesse venire annullato da una solida stabilizzazione della monarchia. < La monarchia ci unisce, la repubblica ci dividerebbe>. Egli confidava nel supremo prestigio del principio monarchico, annullatore e compositore di ogni egoismo particolaristico, e contava sull'attaccamento sentimentale ~elle varie regioni alla dinastia rappre- (1) LfoN Duou1T: Les trans/ormatlons du drolt publlc. Librairie Armand Colin, Paris, 1913. (2) ESHEIN: Drolt Constltullonnel, 1'09. (3) SILVIO PEROZZI: Critica politica (Prefazione). Bologna, 1'22. Biblioteca Gino Bianco .. ,

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