La Critica Politica - anno IV - n. 1 - 25 gennaio 1924

SUCCESSIONE FASCISTA 17 già vecchie rappresentanze politiche: e si dispongono anch'esse, con i moti lenti di 'una formazione naturale, a sorpassarle e a ricostituirne di interamente nuove. Tale rinascita si trova anche favorita da un'altra circostanza: il crollo e la riduzione a termini molto modesti delle correnti socialiste. Occorre, infatti, aver .presente che, se i movimenti di democrazia, diciamo cos}, ortodossa, hanno subito un arresto di sviluppo, lo_si deve proprio alla estensione innaturale assunta da quel movimento di democrazia exlege posto in essere del socialismo. Trenta anni f~, quando erano vive le dispute, tra il partito operaio che pretendeva svolgere funzioni democratiche, e la democrazia cla~sica incert~ dei proprii ~uovi compiti in mezzo alle classi lavoratrici, si fu vicinissimi al punto in cui una estensione dei partiti democratici avrebbe, forse, potuto impedire il sorgere d'un movimento autonomo delle classi lavoratrici. Se queste, distaccatesi dalla matrice democratica, si fossero subito messe sul terreno della azione o della pedagogia sovversiva, la separazione sarebbe stata, legittima fra tutte due le parti; ma, in realtà, il movimento operaio non è stato altro che un movimento di democrazia intorno allo Stato e, sopratutto, intorno agli enti loc·ali, e, pertanto, è possibile e quasi inevitabile che tutta la materia democratica elaborata nel trentennio dai socialisti, venga a immettersi nelle congrue forme dei partiti non socialisti ma democratici. Questi hanno oramai dinanzi a sè la via libera, e si trovano ricollocati in quella stessa posizione di libera scelta delle proprie funzioni in cui si sono trovati sul nascere del movimento operaio indipendente. Possono e&sere essi che, oltre all'impiegare le forze più propriamente loro, che si sono sempre rifiutate di entrare nell'alveo del socialismo, rimettono in moto, sotto le franchigie della libertà riconquistata, l'attività delle classi lavoratrici; e, nell'interesse delle classi medesime, debbono anche essere essi a controllarne e guidarne il moto di emancipazione. L'attuale preponderanza· della reazione deriva in sostanza, dal fatto che, da un ventennio, si è determinato una assoluta separazione di organizzazione fra le forze della democrazia e quelle del socialismo ; e, quindi, non è concepibile che la riscossa liberale avvenga altrimenti che mediante la rinnovata fusione di larghe parti delle due correnti. Ma, di queste, è propriamente quella socialista che mentre ha avuto l'iniziativa della separazione, non ha poi saputo agire, conquistare, difendere le proprie conquiste da sola; onde mentre l'alleanza si riimpone, è la democrazia, e non più il socialismo che, per necessaria vicend_a, .terrà la guida del movimento. * * * Ciò non sarebbe però evidentemente, neanche concepibile se la democrazia non potesse allargare i proprii ristretti quadri di anteguerra nè uscire _ dall'orbita parlamentare in cui ora è in gran parte rinchiusa; non è un'armata senza soldati e coi capi esitanti, quella che può prendere il comando d'un esercito. Ma è innegabile che la spontanea irreggimentazione sotto le bandiere della democrazia va facendosi sempre• più intensa, e che, ,ali' ingrosso, si può dire che ormai tutti- i medii ceti, delusi dalla politica plutocratico-oligarchica-clericale adottata dal Governo, stanno largamente diser.: · . Biblioteca Gino Bianco I

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