La Critica Politica - anno IV - n. 1 - 25 gennaio 1924

SUCCESSIONE FASCISTA 15 e semplice di esistere, gli inibisce di agire fermamente nel senso della libertà. Questa incapacità è cosl intrinseca alla concezione che il partito popolare ha del movimento delle forze collettive che essa si ripercuote anche su quella sezione della sua attività che, per sua natura, dovrebbe essere la più agitata dagli spiriti della libertà: cioè l'prganizzazione operaia. In iondo la lotta fra·< destri> e <sinistri> ~on appare tanto una lotta politica e spirituale fra clericali.smo e democrazia cristiana, ma, semplicemente, una lotta economie~ fra medii ceti clericali e classi operaie, sopratutto rurali, egualmente convogliate nelle vie del clericalismo. Le caratteristiche dell'organizzazione operaia cattolica sono tali che, se essa contribuisce indubbiamente - per l'interesse politico· evidente che ha la Chiesa a introdursi nelle classi popolari, mentre queste s'avvicinano al dominio - al miglioramento e alla elevazione dei lavoratori, tuttavia nulla fa e nulla può voler fare per la loro emancipazione. Anche distrutta la gerarchia capitalistica, è necessario, per un cattolico, che la gerarchia ecclesiastica resti salvaguardata, e, in questa immutata esigenza di soggezione spirituale delle grandi masse, vengono in luce due fatti di importanza decisiva: l'incompatibilità radicale fra sindacalismo socialista emancipatore e sindacalismo cattolico asservitore; e, per converso,. l'identità fondamentale di tendenze fra il paternalismo operaio del fascismo e l'operaismo non meno paterno dei popolari. Sia per la rappresentazione generale che il partito popolare si fa dello sviluppo dell'economia moderna, rappresentazione che è sostanzialmente conservatrice e, anzi arretratrice; sia per i dati morali che esso pone alla base della propria azione sindacale, è perfettamente lecito immaginare la possibilità d'un assorbimento delle organizzazioni bianche nelle Corporazioni Nazionali. Vi si oppongono, naturalmente, difficoltà di persone, di gerarchie di dirigenti e di obiettivi politici di parte; ma, sul terreno ideologico e economico, non si vede dove possa risiedere un contrasto irreparabile ; e tanto basta a persuadere che nessuna riscossa di carattere autenticamente liberale, cioè < libertario>, può prendere le mosse o trovare aiuto negli strati operai delle forze cattoliche. * * * Più solidi e, sopratutto, p·iù genui~i sono gli appoggi che si possono trovare nelle correnti di democrazia. ~ oggi, naturalmente, di moda riv·ersare ogni colpa sui partiti democratici, i quali avrebbero tutta le responsabilità più contradditorie: di essere interventistici e rinunciatarii, reazionarii e filobolscevichi, corruttori del movimento operaio e distruttori dello Stato ecc. ecc. Ma chi ricapitoli serenamente l'attività delle correnti democratiche, espresse in genere da quello che fu il partito radicale, deve constatare che esso, fino al prodursi degli ultimi avvenimenti, non compl nessun sostanziale tradimento ai propri principii e che anzi, nelle grandi linee, ha testimoniato di saperH servire: l' interventismo democratico nell'ultimo decennio e, nell' intero ventennio, la politica interna socia( riformistica sono i due capisaldi di questa prova. Mediante la politica dell'intervento in guerra non è possibile negare che le Biblioteca Gino-Bianco I

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