La Critica Politica - anno IV - n. 1 - 25 gennaio 1924

14 LA CRITICA POLITICA rovescio) nella sue stesse radici ideali ; e non è quindi neanche immaginabile • che, quando la sostanza del fascismo consiste in un processo di progressivo consolidamento delle forze dello Stato nazionale, sia ogg! aperta la via a una restaurazione cattolica. Questa avrebbe magari, facciamo una mera ipotesi, potuto prodursi in quei momenti in cui lo Stato italiano si è trovato in collasso; ma è appunto da tale collasso liberale che il fascismo lo ha < salvato ,, e non è il caso - storicamente non è poi neanche possibile - di fare una seconda volta ciò che è già stato fatto una prima. Bisogna allora, fare un'altra ipotesi: che la attuale sitùazione, in quanto rappresenta non l'ordine nello Stato ma il disordine e l'anarchia nel paese, sbocchi nella necessità di un ripristino dell'ordine, ordine in tutti i sensi; che i cattolici si presentino come il partito più indicato a questa funzione. Però anche questa congettura è assurda e diventa, anzi, più assurda ogni giorno. Il fascismo è innegabilmente, con la propria sola presenza di movimento armato, il disordine in permanenza dello Stato; però è anche innegabile cheesso tende ogni giorno di più, in mancanza della legittimazione costituzionale, ad avere la giustificazione del cattolicismo, e a ritrovare· nei cattolici quella sanatoria, che sa di non poter neanche richiedere al liberalismo. E questo significa che il popolarismo, si è precluso la via (anche se non ci fosse dell'altro) ad ogni successione il giorno stesso in cui fascismo e cattolicismo si sono incontrati o fusi : ·incontrati nella formula dello Stato presente, che è, poi, quella, storica e classica, dello Stato illiberale del1' ancien régime. Per concludere in maniera diversa è necessario fare una supposizione : che tra il partito popolare (detto : a confessionale) e la gerarchia cattolica nasca conflitto, e che in tale conflitto, il partito propugni le proprie ragioni di organismo politico vivente della libertà del liberalismo anche a scapito delle forze cattoliche, e che, infine, il partito abbia il sopravvento. Ma, . il popolarismo non potrà diventare cos\ combattivo contro la Chiesa, che quando esso abbia un obiettivo e un ideale vivissimi da raggiungere e, al contrario, il fascismo, esaudendolo in alcuni suoi essenzialissimi postulati ideali, lo ha disarmato e, realmente, " svuotato ,,. La politica scolastica del ministro Gentile è stato il laccio che il fascismo ha gettato al popolarismo, il quale, infatti, dacchè tale politica è in azione ha grandemente attenuato, e anche spostato il punto di mira della propria opposizione. Questa oramai o si riduce, come si va riducendo, a una opposizione puramente parlamentare e cioè incoerente e timida, oppure deve imperniarsi su un principio puro e semplice di libertà: di libertà, su tutti, contro tutti, di libertà anche contro sè stessi. Ora il partito popolare ha funzionato senza dubbio come una forza liberale in quanto esso era un partito fra gli altri che aveva bisogno della libertà per vivere e per agir~; ma la sua posizione viene a capovolgersi interamente il giorno in cui i suoi programmi diventano, in buona parte e sempre di più, p,rogrammi di governo. In tal caso, per pretendere che il popolarismo continui a essere una forza liberale, occorre immaginare che esso non abbia una verità da attuare nel mondo anche attraverso il potere politico; invece, tale verità esso (oppostamente al liberale che non crede che al libero e indefinito sviluppo degli interessi e delle idee) lo ha; è, an2i, una verità di carattere ultimo e definitivo, la quale, per il fatto puro Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==