La Critica Politica - anno IV - n. 1 - 25 gennaio 1924

SUCCESSIONE FASCISTA 13 all'Arno, non potrà consistere che in questo : riservate al partito fascista le rappresentanze centrali (deputazione, organi consultivi del lavoro, della produzione, economici in genere), e assegnate al partito liberale le rappresentanze locali, e, specialmente, le cariche locali <secondarie>. Nel Mezzogiorno, naturalmente, la situazione è diversa. Qui il neo-conservatorismo ' fascista non ha avuto occasione di sorgere, essendo mancato l'assalto della democrazia, del movimento socialista alle· posizioni dei liberali ; però i vecchi gruppi del liberalismo meridionale, dovranno, anche sopravvivendo,. obbedire a~li ordini c~e verranno loro dal fascismo settentrionale che ha> alle spalle, una posizione politica e una somma di forze sociali organizzate molto più forti che non quelle del Sud. La scomparsa dalla scena politica dei <liberali> del Nord mette in posizione di soggezione al fascismo anche i loro fratelli meridionali, e l'atteggiamento servile dei deputati (liberali nel Sud, perchè popolari e socialisti sono del Nord) non è in fondo che l'iniziato asservimento del vecchio e patriarcale conservatorismo meridionale al con- • servatorismo del settentrione, nuovo, giovane e combattente. Da questo sfacelo una forza -e un gruppo soli sembra abbiano la forza e la volontà di salvarsi: quelli, per intendersi, che stanno intorno al Corriere della Sera. Questo giornale è, non vi può essere dubbio, ultra conservatore; ma, se il ·suo conservatorismo è intransigente verso le forme anche più miti della democrazia come p. e., quella giolittiana, esso è anche duro è intransigente di fronte a ogni menomazio.ne dello Stato costituzionale. Il suo <liberalismo > autentico e puro, degno veramente della grande stampa anglosassone e che non· poteva sorgere che a Milano dove la libertà è, in tutte le classi, spirito di creazione, di lavoro, di attività ecc. ecc., lo allontanerà sempre più dal liberalismo posticcio e interessato dei partiti liberali ufficiali. e ne farà un organo e un centro di riunione all' infuori di questi e anche contro di essi. Esso lo sarà; o, almeno, potrà esserlo, se vorrà esserlo. Altrimenti bisognerebbe concepire che un movimento di rinascita liberale e costituzionale, rivolto e riportare il paese dall'attuale involuzione borbonica sulla linea di sviluppo politico dei grandi Stati occidentali, si debba fare senza utilizzare uno strumento che, come il Corriere della Sera e i suoi uomini maggiori, è stato, su questa linea, all'avanguardia di tutti i partiti : dei liberali che sono conservatori e protezionisti; dei democratici che non sono che traffico di corridoio e manovra di clientela; dei socialisti, che sono classismo dittatorio in teoria e, in pratica, corporativismo accettante. E fare cosl sarebbe, per lo meno, fare un gravissimo sacrificio. * * * Le pretensioni del partito popolare di succedere al fascismo sono, nè più nè meno di quelle dei liberali, da considerarsi del tutto infondate : e non perchè i popolari rappresentino, come i liberali, troppo poco, ma, anzi, perchè rappresentano, in un certo .senso, anche troppo. Essi sono, infatti, come e più dei rivoluzionari < rossi,, un partito duramente, intimamente, irreparabilmente rivoluzionario, che nega lo Stato liberale (il pensiero di don Sturzo è quello d'una vera e propria palingenesi a Biblioteca Gino · ianco I

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