496 LA CRITICA POLITICA zionari dell'antico regime, ma ai rappresentanti dei grandi partiti politici e, naturalmente, anche al capo della socialdemocrazia Scheidemann. Sapeva, e per la verità, in Germania in quel momento era un merito abbastanza raro, che la guerra era perduta. Voleva concludere immediatamente l'armistizio e dare al popolo i diritti necessari, per evitare che la disfatta dell'esercito non provocasse la disorganizzazione interna della nazione. Il 15 ottobre fece votare dal Bundesrat un progetto di legge, col quale· ogni dichiarazione di guerra ed ogni trattato di pace dovevano essere sanzionati dal Reichstag. L'autorità militare fu sottomessa all'autorità civile, il suffragio universale introdotto in Prussia, il cancelliere reso responsabile avanti al Parlamento. Ad ogni disfatta sul fronte rispondeva la concessione d' una nuova libertà. Ma le disfatte divennero così rapide che il governo non trovò più abbastanza diritti da accordare al popolo senza farlo affogare sotto il peso delle sue libertà I L'Austria, l'Ungheria erano in piena effervescenza; l' Impero tedesco incominciò ad agitarsi. Dalla pèriferia il vento di rivolta guadagnò l'interno. Fu a Kiel, in una città di marinai, sulle navi da guerra e non nelle officine, che si ebbe il primo moto rivoluzionario, il 4 novembre. Un Consiglio di soldati s'impadronì delle navi e del potere locale. Una volta dato il segnale, le grandi città della Germania seguirono l'esempio. Istantaneamente si crearono consigli di operai e di soldati. La rivoluzione a Berlino non scoppiò se non quando era già padrona di tutti gli Stati del Sud, del Nord e dell'Ovest. La notizia che la Repubblica era stata proclamata a Monaco e che il socialista Kurt Eisner, in ·carcere da più di otto mesi, ne era stato nominato a capo, produsse a Berlino un effetto fulminante. L' 8 novembre Berlino era come circondata da un cerchio di fuoco. Il tempo spingeva, l'armistizio non era ancora firmato, l'esercito rifluiva in disordine ; non era più possibile rimandare. Scheidemann giocò allora un colpo decisivo. Aveva compreso che una rivoluzione era inevitabile e che la socialdemocrazia non poteva più attardarsi a prenderne la direzione, altrimenti sarebbe stata anch'essa spazzata via dall' uragano. Per paura di lasciarsi sorpassare dai socialisti indipendenti e dagli spartachisti si pose alla testa nella rivoluzione. Risvegliato da un lungo torpore, il partito socialdemocratico pose al cancelliere un ultimatum che esigeva l'abdicazione· dell'imperatore e del Kromprinz e la completa sottomissione dell'autorità militare agli ordini del governo. Il principe Max di Baden si ritirò e consegnò i suoi poteri ad uno dei capi alla socialdemocrazia, a Federico Ebert. Durante questa crisi il Reichstag non aveva dato segno di vita. L'avvenire della rivoluzione era nelle mani di alcuni uomini che, prima di aver avuto il tempo di stabilire un programma d'azione, si trovarono di fronte a difficoltà inestricabili tanto per la situazione interna quanto ;.,. Biblioteca Gino Bianco
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