NOTE E COMMENTI 535 L'errore di Marx è qui ed è qui che la sua teor~a è falsa. Non si concepisce un sopraprezzo, senza sopralavoro, ma si può benissimo concepire che a sopralavori eguali corrispondano prezzi diversissimi ed anche che si abbia sopralavoro senza sopraprezzo~ Graziadei insomma arriva a conclusioni nelle quali la spiegazione del reddito capitalista è data in perfetta rispondenza alla realtà e ai risultati della scienza. Che poi dalle sue conclusioni la soluzione eomunista, o collettivista che dir si voglia, possa trovare nuovo e valido appoggio non crediamo giacchè grazie ad essa nè il sopralavoro nè il sopraprezzo - nella concezione che il Graziadei ne offre - potrebbero sperare di scomparire. Interessante lavoro, insomma, questo del Graziadei, che documenta ancora una volta le sue qualità dialettiche, ma che non porta nè lumi maggiori alla scienza, nè maggiore conforto alle soluzioni sociali alle quali l'A. ha dato, negli ultimi tempi, la propria adesione. CURZIO SucHERT: L'Europa vivente (Teoria storica del sindacalismo nazionale). Con prefazione di A. Soffici. Firenze, Società An. Ed. " La Voce ,,. - L. 6.50. Le prime pagine di questo volume si leggono con interesse, ma si può arrivare alle ultime solo con grande fastidio. L'A. esaurisce nel primo e nel secondo capitolo gli argomenti della sua tesi: tutte le parole che egli impiega nei successivi capitoli possono, al più, servire a dimostrare quanto. quegli argomenti sia1;10 scarsi e poco approfonditi. Per il Suchert il Fascismo è una rinascita ed una nuova giustificazione, storica e politica del sindacalismo : è il risultato cioè della trasformazione dello spirito delle masse dal riformismo borghese al misticismo sindacalista, eroico e guerriero. Il fascismo, restauratore dei valori nazionali all'interno, entra nella storia europea come elemento nuovo di opposizione allo spirito trionfante delle nazioni settentrionali, contro la modernità e le sue forme politiche : democrazia, liberalismo, socialismo. Quindi contro la Riforma. Fu Lutero che colla Riforma si fece banditore e profeta di democrazia. Su questo punto, < del fascismo inteso come antiriforma >, insiste anzi specialmente Ardengo Soffici per il quale < l' imbastardimento della nostra poesia, l'isterilimento del nostro genio artistico, il grigiore del nostro pensiero, come il contrasto contro natura tra italiani e borbonici, tra patriotti e internazionalisti, tra interventisti e neutralisti sono le conseguenze dell' influenza tedesca o protestante sulla noBibliotecaGino . . 1anco stra Nazione>. Notiamo, di passaggio, che l'autore del libro è nato da padre tedesco, di Sassonia, e protestante e di madre milanese e cattolica, cresciuta a Firenze. Il libro può servire a dimostrare con quanta semplicità e povertà d'idee e con quanta presunzione gli uomini nuovi del fascismo si avanzino a formulare nuove teorie e pretendano scoprire verità storiche e scientifiche. Può trovarvisi tuttavia, quà e là tra tanta abbondanza di parole in disordine, qualche affermazione di buon senso, qualche grano di saviezza. Vi si legge, ad esempio, che <mutati i tempi l'Italia moderna, più che dall'Italia antica, dipende purtroppo dall'Europa moderna>, come pure che < nessun movimento economico sarebbe oggi possibile, il quale negasse la pratica e l'esperienza del socialismo >. Due affermazioni che nel libro sono molto spesso ripetute e che siamo in grado di contestare in modo assoluto, anche per una nostra maggiore e migliore conoscenza personale, è che il sindacalismo rivoluzionario sia stato di origine e d'intenti (fino al 1914) movimento nazionale contro il socialismo antinazionale e che alle idee di Corridoni (da lui stesso efficacemente· esposte in un opuscolo scritto durante l'agitazione interventista nel Cellulare di Milano e pubblicato solo dopo la fine della guerra) possano riallacciarsi comunque le realizzazioni politiche del Fascismo ora padrone dello Stato o anche le teorie nuovissime del sindacalismo fascista. A. D. STASO: Il problema italiano (2a Edizione). Torino, P. Gobetti Ed. - L. 1,50. Il problema italiano è il problema dell'Italia agricola. Lo Stato avrebbe dovuto tener sempre presente che l'Italia è agricola, rurale. In-· vece non se ne è mai ricordato. Tanto meno accenna a ricordarsene ora che è fascista. Quest'opuscolo di Arcangelo di Staso tende appunto a battere su questo concetto, a popolarizzarlo. E non si batterà. mai abbastanza I Egli osserva giustamente che< se i governi che si sono succeduti dal 1866avessero tenuto presente la reale situazione dell'Italia e avessero avuto la volontà di servire il proprio paese, oggi tutto sarebbe diverso in Italia: dalla legislazione alla scuola, dalla giustizia all' esercito, dagli ordinamenti tributari alla pubblica sicurezza, e il decentramento sarebbe un fatto compiuto da un pezzo >. Al contrario, è avvenuto che lo Stato ha fatto oggetto di tutte le sue attenzioni e della sua legislazione le attività industriali e le classi urbane, subordinando all'interesse di queste gl' interessi dell'agricol-
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