LA CRITICA POLITICA RECENSIONI SELIG PERLMAN : A History of Trade Unionism in the United States. Macmillan, 9 scellini. L'A., che è professore d'economia all'Università del Wisconsin, ci dà una interessante ed utile rappresentazione del progresso compiuto dell'organizzazione delle Trade Unions americane, dal loro sorgere negli ultimi anni del diciottesimo secolo ai nostri giorni. Una larga parte del volume è occupata dal riassunto di un lavoro più ponderoso al quale l'A. attese .alcuni anni or sono insieme al prof. J. R. Commay e ad altri specialisti. Ma nella pubblicazione che vede ora la luce c'è una gran copia di materia nuova e interessante. Discutendo gli ultimi sviluppi del movimento laburista, l' A. fa esplicite riserve sul convincimento assai diffuso di una marcia delle trade-11,nions americane a ·sinistra. I Sindacati operai americanj, afferma l'A., hanno di fronte a loro obiettivi limitatissimi e non hanno mai volto nè volgeranno in futuro la loro azione verso lontane mete ideali. Le trade-untons rimarranno sempre forze tipicamente conservatrici, anche se la cauta Confederazione generale del lavoro americana sostituirà ai dirigenti attuali elementi <progressisti> o addirittura socialisti. Ma perchè questa rosea profezia si avveri, occorre -che gli industriali americani agiscano co,n la massima prudenza. Se essi continueranno a far sentir~ la inesorabile pressione dei loro interessi particolaristici e persisteranno nel loro atteggiamento di feroce ostilità ai Sindacati, essi potranno fare di una forza con la quale non è ora difficile misurarsi un potere formidabile, che potrebbe anche porre al mondo 'capitalistico le più dure condizioni di resa. N. :ANTONIO GRJ\ZIADEI_: Prezzo e Sovraprezzo nella Economia Capitalistica. Milano, Soc. Editrice < Avanti 1 >. - L. 6. È una critica alla teoria del valore di Carlo Marx fatta da un marxista. Veramente Graziadei è stato sempre un marxist.a a modo suo: , professore di economia, mente agile ed acuta, insofferente delle formule e delle intransigenze, pronto sempre ad adeguarsi alla realtà, il dopo guerra gli ba giuocato un brutto scherzo ed egli s'è trovato impegnato e stretto nella disciplina del movimento comunista. Graziadei comunista e rivoluzionario era ciò che meno poteva prevedersi. Ma tant'è : quest'ipercritico Biblioteca Gino Bianco del rivoluzionarismo s'è sbagliato una volta tanto anche lui ed ha legato il suo nome, colla propria solidarietà, al rivoluzionarismo piil. bolso ed inconcludente che Ì' Italia abbia mai avuto in un momento che era fuor di dubbio-e qui solo Graziadei non s'ingannava - tipicamente rivoluzionario. Fallita la rivoluzione (che non fu tentata nemmeno) e rimasto disoccupato, il prof. Graziadei s'è rifatto ritornando alla scienza e alla critica delle teorie, donde questo libro che forse ai marxisti intransigenti e dommatici di Mosca non riuscirà del tutto gradito. Ed è per questa considerazione che Graziadei tiene a stabilire subito, nel primo capitolo del libro, una separazione netta tra il Marx politico e storico (che non avrebbe o quasi bisogno d correzioni) e il Marx economista le cui dottrine- sono appunto quelle che' richiederebbero una revisione assai larga. Grazia~ei, insomma accetta le conclusioni a cui sulle dottrine marxiste del valore e del plusvalore era pervenut,a da gran tempo la scienza economica. Tuttavja i socialisti continuano a difendere con accanimento la teoria del valore di Marx perchè hanno la preoccupazione che se cadesse tale teoria potrebbero anche cadere le teorie del sopralavoro e del sopravalore e di conseguenza quella spiegazione del reddito ca-· pitalistico che è veramente essenziale per la dottrina socialista e comunista. Graziadei si propone di dimostrare in questo volume che se, piuttosto d'ipnotizzarsi nell'ossequio della dottrina di Marx, avessero applicato il suo metodo, i socialisti avrebbero raggiunto progressi molto maggiori e che, esaminati nelle loro linee generali, il fatto e la teoria del sopralavoro sono concepibili indipendentemente dalla teoria ricardiana-marxista del valore di scambio. Sono così impiegate oltre duecento pagine di indagine scientifica per stabilire questa verità - incontrovertibile, del resto - : che non tutti i frutti del lavoro ritornano, e cioè per intero, al lavoro, che nella società com'è attualmente costituita v'è una parte di cittadini che vive sul lavoro di un'altra parte assai più numerosa. Ecco intanto schematizzate le conclusioni dell'A: Esiste un sopralavoro in quanto i rapporti tra imprenditori e lavoratori si stabiliscono sulla base di prezzi già formati, per distribuire in un certo modo, attraverso ad essi, i prodotti divenuti merci. Il sopraprezzo deriva a sua volta da una differenza tra prezzo di vendita e prezzo di costo. Per Marx essendo il lavoro causa e misura, ad un tempo, del valore (di scambio}, il sopralavoro, allorchè s'aggiunge al lavoro necessario, dovrebbe sempre dar luogo ad un sopravalore di grandezza corrispondente. Ora è appunto questo rapporto necessario tra la grandezza del sopralavoro e quello del sopraprezzo, voluto da Marx, che non esiste.
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