la critica politica - anno III - n. 12 - 25 dicembre 1923

506 LA CRITICA POLITICA il quale consideri stabile la propria posizione e non si proponga di diventare proprietario. Quando si accorge che tale possibilità gli sfugge, allora emigra. Ed è quello che si verifica appunto nelle zone economicamente più disgraziate In tale ambiente non v'era posto per profondi dissidi sociali. Le condizioni di disagio economico finirono sempre coll'esser fatte risalire al governo e ai governanti, come una conseguenza della guerra anzitutto e della politica del dopo guerra. Si imprecò alle tasse, al fisco, alla monarchia, s' inneggiò magari al socialismo e al comunismo, e all'anarchia persino, ma l'odio di classe non fiorl. Non vi furono invasioni di proprietà o prese di possesso. Qualche caso isolato non servirebbe a smentire questa constatazione di carattere generale. Manifestazioni, agitazioni, anche se condotte da socialisti, finirono sempre coll'assumere carattere politico. E politico fu il tentativo insurrezionale di Ancona, nel maggio del '20, durante il quale nè ad Ancona, nè nelle altre località ove esso ebbe ripercussioni, la proprietà privata fu offesa e comunque minacciata. * * * I socialisti ebbero il momento di loro maggiore successo nelle elezioni politiche del 1919. Vi contribui, come. altrove, il malcontento dei contadini per la guerra. Il successo elettorale fu quasi completo dove, nel Pesarese e in particolar modo nel Montefeltro, l'agricoltura è povera e assai disagiate sono le condizioni delle classi rurali. Però, per le ragioni che ho già dette, non ebbe gravi ripercussioni di carattere sociale. Quelle politiche si esaurirono in manifestazioni di ostilità contro coloro ai quali si credette di poter in qualche modo attribuire la responsabilità della guerra. Violenze individuali e collettive contro le persone qua e là ce ne furono. L'on. De Andreis ebbe a S. Lorenzo in Campo la testa spaccata da una sassata. Ma occorre anqhe dire che queste violenze trovarono una immediata ed efficace reazione nei repubblicani che nella provincia di Ancona seppero riprendere molto presto le posizioni tenute avanti la guerra. Mancò ai socialisti - nonostante la cifra imponente di voti raggiunta - la possibilità di stabilirsi in una posizione di assoluto predolninio. Avevano ottenuto i voti della campagna ma non erano riusciti ad avere i maggiori centri urbani dove, come ad Ancona, come a Jesi, come a Fabriano, come a Senigallia, come a Pesaro-città gli operai continuarono a raccogliersi in prevalenza nelle associazioni del partito repubblicano. Questo fatto ha grande importanza nella valutazione della situazione marchigiana del dopo guerra. Persino nella organizzazione sindacale operaia (sempre poco sviluppata fuori della provincia di Ancona, le cui tre Camere non vollero mai aderire alla Confederazione del Lavoro per conservare la loro autonomia politica e sindacale) l'influenza socialista era alquanto ridotta. I repubblicani - elettoralmente tantò meno forti - contavano di più. L& elezioni amministrative del '20 e quelle politiche del '21 segnavano già un sensibile ribasso nelle azioni social-comuniste: nella provincia di Ancona precipitavano aqdirittura mentre aumentavano la forza e il prestigio dei repubblicani (1). Nella seconda metà del '21 e nella prima metà del '22 (1) Nelle elezioni amministrative del settembre e ottobre 1920i socia! comunisti, non ancora divisi, ottenevano appena cinque posti nell'amministrazione Provinciale e tre o quattro Comuni Biblioteca Gino Bianco

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