la critica politica - anno III - n. 12 - 25 dicembre 1923

IL FASCISMONELLEMARCHE 505 di occupazione - che aveva preso sede all'albergo "Roma e Pace,, come indicava una grossa tabella - dal quale partivano gli ordini di operazione. E cos\ anche le Marche divennero fasciste. Prima fasciste non lo erano, nè tendevano a diventarlo. Altrove il fascismo trovò ragioni particolari di sviluppo e di successo, ebbe manifestazioni di spontaneità, rispose a stati di animo e a sentimenti alquanto diffusi. Nelle Marche è, invece, il risultato dell'esito fortunato di una spedizione armata, voluta ed organizzata dal di fuori. * * * A ricevere il fascismo mancava nelle Marche ogni preparazione psicologica. Qui i contrasti sociali non furono mai molto forti. L'industria ha avuto qualche- sviluppo, specialmente negli ultimi anni, però sotto la forma della piccola e media intrapresa e per i bisogni locali : tra capitale e lavoro i rapporti sono restati quelli stessi che esistevano nella bottega dell'arti- · giaqo tra operai della stessa fatica e per ciò facilmente portati ad intendersi. L' industriale è di solito un operaio egli stesso che ha perfezionato la sua bottega, che l'ha ingrandita, che l'ha adottata alle cresciute esigenze della vita locale. C' è stato un vero progresso in questo senso al quale ha assai contribuito lo sfruttamento delle energie idroelettriche che per la regione può ora dirsi quasi completo. Là dove poi sono sorti stabilimenti veri e propri occupanti centinaia di operai - come, nella provincia di Ancona, coli' industria della seta nel Jesino e con quella della carta a Fabriano - v' è stata sempre una grande facilità ad intendersi, tra operai ed industriali, sulle questioni di orario e di salario. Nell'agricoltura le cose non sono passate diversamente. Mancarono quasi del tutto quelle grandi agitazioni agrarie che negli anni del dopo guerra hanno profondamente turbato la vita di alcune regioni dell'alta e della media Italia. Le leghe dei contadini create a questo scopo, da socialisti e da popolari in concorrenza, ebbero una consistenza effimera e servirono appena a qualche modesto ritocco dei patti colonici nonostante le richieste molto larghe avanzate nei memoriali e nei manifesti. Ragioni di malcontento e di disagio per i contadini esistevano cosl come esistono oggi; mancava, però, la possibilità di offrire ad esse soddisfazioni sensibili sul terreno dei rapporti di classe. E ciò appunto per le particolari condizioni della proprietà agraria che sono su per giù eguali per le quattro provincie, per quanto varino spesso profondamente le condizioni di sviluppo agrario e quello di produttività del terreno. Una caratteristica della nostra economia regionale, oltre alla esistenza della mezzadria, è l'eccessivo frazionamento della proprietà rurale. Manca la grandissima proprietà e la grande è neutralizzata, nei suoi effetti sociali, dalla media, piccola e piccolissima proprietà a cui debbono assegnarsi ben 697.000 ettari su 927.000. Sono oltre 55 mila gli agricoltori che possiedono da 1 a 20 ettari di terreno; circa 47 mila quelli che possiedono da 10 are ad un ettaro. Ognuno di questi rappresenta generalmente una famiglia di agricoltori. La mezzadria trovasi in tal modo frammista alla piccola proprietà degli agricoltori che lavorano sul proprio. Molti sono i mezzadri che sono a lor volta proprietari, e ve ne sono di quelli dai quali - per il terreno o i terreni che son di loro proprietà - altri mezzadri dipendono. Il senso della proprietà è talmente diffuso che è difficile trovare un mezzadro Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==