la critica politica - anno III - n. 12 - 25 dicembre 1923

504 LA CRITICA POLITICA Ancona cadde in mano ai fascisti quasi senza resistenza. Per quanto sia registrata tra le più difficili e gloriose del· fascismo, l'impresa non ebbe nulla di eroico. Vennero consumate moltissime mu.nizioni di ogni genere, ma conflitti veri e propri non ci furono. Solo gl' invasori, sotto l'orgasmo d'insidie immaginarie che faceva loro vedere dietro ogni persiana chiusa un fucile contro essi spianato, sottoposero per vari giorni le vie della città ad una sparatoria continua. Nessuno però si mosse. Il fatto ha meravigliato perchè Ancona aveva fama di città tipicamente rivoluzionaria, essendo stata la sola in Italia in cui prima e dopo la guerra, nel '14 e nel '19 - in due momenti assai diversi - si siano avuti tentativi d'insurrezione armata. Gli stessi fascisti in un primo tempo non si fidarono della vittoria tanto facilmente ottenuta e per alcuni giorni si tennero di preferenza al centro. Tutti erano infatti convinti, nella stessa Ancona, che l'occupazione della città sarebbe costata ai fascisti assai cara. Come sia avvenuto che i fatti dovessero poi smentire tale previsione è difficile stabilire. Il coraggio non è _fatto di tutti i giorni. Nelle masse come negli individui singoli vi hanno momenti di eroismo e momenti di preoccupazione, di abbandono, di grande viltà. Lo abbiamo visto alla guerra. Nel caso di Ancona l'eroismo avrebbe voluto dire un sacrificio inutile. Senza lo sciopero l'occupazione di Ancona si sarebbe egualmente compiuta, ma è probabile che avrebbe avuto uno svolgimento diverso: • nelle truppe e nelle forze di polizia concentrate nella città per l'occasione e poste a guardia degli sbocchi delle strade e dei punti strategici i fascisti trovarono, invece, aperto l'ingresso alla città, coperte le spalle. Ogni seria resistenza si rendeva impossibile. La evidenza della inutilità del sacrificio la volontà decisa dei dirigenti repubblicani ( i repubblicani erano e restano tuttavia nùmerosissimi) di non impegnare le loro masse in una lotta senza scopo e senza risultato - hanno certo molto influito nell'atteggiamento passiyo della massa. È anche vero, però, che dopo due mesi di tensione nervosa nell'attesa di questa spedizione tante volte annunciata lo stato d'animo della popolazione era molto depresso. A forza di ripetere che non si aveva paura e che ad Ancona i fascisti non sarebbero entrati s'incominciò ad avere paura sul serio. Nel periodo di venti giorni appena gli organizzatori operai avevano dato tre volte l'ordine di sciopero e si era stanchi di questa continua mobilitazione, tanto più che a conti fatti se ne vedevano le perdite senza che se ne vedessero i vantaggi. L'ordine di cessazione di questo ultimo sciopero che annunciava come nemmeno esso avesse servito a niente e che la partita contro il fascismo nel resto d'Italia doveva considerarsi perduta, demoralizzò completamente. Tuttavia dedizione non ci fu. Non vi furono, come altrove, omaggi ai vincitori, manifestazioni di tripudio o segni di consenso. I nuovi venuti vennero accolti invece dalla stessa gente d'ordine con un'ostentata freddezza. Per due giorni Ancona restò muta ed ostile. Poi, al terzo giorno, ·la città incominciò a mutar faccia e a rivestirsi di tricolore; ma il sentimento non mutò. Occupata Ancona, l'occupazione si estese di mano in mano in tutta la regione. Le squadre che avevano marciato sul capoluogo vennero successivamente sguinzagliate nei centri minori. Ancona ebbe per oltre due mesi, e cioè fino all'ottobre del '22, una speciale guarnigione fornita periodicamente, a turno, dalle squadre delle regioni vicine e un Comando del Corpo Biblioteca Gino Bianco

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